Signori architetti, che fate progetti, precisi e perfetti, di case e palazzi, di torri e terrazzi, che bravi che siete! E già lo sapete. Talvolta però, scusate un po’, siete anche distratti. Scordate, difatti, che in quei palazzoni, di quei quartieroni, ci debbono stare, coi grandi abitare, bambini a dozzine. Si gioca… sul tetto nel vostro progetto? Un pezzo di prato l’avete lasciato? Pensateci un poco ai campi da gioco.
Gianni Rodari
Ora, probabilmente a Vitorchiano non sono partiti da tale presupposto. Cioè, l’argomento è quello. Ma di lì a dire che Gianni Rodari sia stato d’ispirazione, ce ne passa. Resta però il fatto che, di dentro alla sala consiliare del borgo alle porte di Viterbo, si è svolto pochi giorni fa un incontro tra i ragazzi della terza A (e non C), scuola secondaria di primo grado, e l’amministrazione comunale. Una rappresentanza, diciamo. Il sindaco Nicola Olivieri e la presidente del consiglio Annalisa Creta.
Sul fronte scolastico c’erano invece la dirigente Maria Assunta Mezzanotte e la docente Patrizia Fioravanti. E questo era l’assetto completo.
Ora, di cosa si è parlato? Gli alunni hanno presentato una analisi del contesto locale attraverso il tema del “Diritto al gioco”. Con tanto di relazione, battezzata proprio Dag. Un’autentica (seppur insolita) ricerca, che ha osservato in modalità certosina le varie aree disponibili e utilizzate dai minori per il tempo libero e le attività sportive.
Come sarà andata? La scientificità della manovra si è basata innanzitutto su concetti burocratici. Si è infatti partiti dalle “leggi”. “Scoprendo che mentre nella carta dei diritti dell’infanzia quello al gioco è ricordato appunto come diritto – dicono gli sbarbati – questo non è direttamente esplicitato né nella Costituzione italiana, né nei principali trattati internazionali, e neppure nello statuto del nostro paese”.
Da questa amara constatazione è nata la prima delle richieste: inserire il Diritto al gioco nello statuto comunale, come segno di attenzione nei confronti della giovane comunità.
Si è poi scesi in campo, passando direttamente agli “spazi”. “Li abbiamo descritti in un video – proseguono – prodotto nell’ambito di un programma promosso dalla stessa amministrazione, in collaborazione con l’educatore Umberto Cinalli. È emerso un fatto in modo evidente. Esistono diverse aree verdi e più o meno attrezzate, ma non essendo dedicate ad attività specifiche, sono spesso utilizzate in modo improprio. Causando disagi alle persone che vi si trovano all’interno e subito al di fuori. Le stesse attività ludiche non vengono poi fatte in sicurezza”. In sostanza, una pista da pattinaggio non è adatta a giocarci a calcio. Poiché le pallonate finiscono sovente in testa alle nonne sedute sulle panchine. O peggio ancora infrangono vetri di automobili e case limitrofe.
Bene. Come sistemare questo guaio? “Basterebbe poco – chiudono – piccoli interventi in alcuni siti, per renderli idonei per attività ricreative e per la socializzazione”.
Giovani e meno giovani han così deciso di unire le forse al fine di migliorare il proprio paese. Si attendono sviluppi.