La recente assemblea dei soci snobbata dalla maggior parte dei sindaci; la due diligence che slitta poiché i tecnici incaricati dell’analisi dei conti hanno bisogno di più tempo per concludere la ricognizione e tirare le conseguenze (ma il termine di fine aprile al momento sembra ancora rispettabile); la Regione e i Comuni che nicchiano in attesa di chissà quale manna dal cielo. La situazione di Talete appare ormai cristallizzata ad un paio di mesi fa. Superata l’emergenza stipendi, la politica (tutta, senza distinzioni) si è elegantemente (si fa per dire…) defilata aspettando il Godot di turno che, con un colpo di bacchetta magica, risolva i problemi. La realtà, purtroppo, raccolta ben altre faccende. La battaglia per tacitare e tenere buoni i creditori è quotidiana e si svolge tra continui tentativi (finora riusciti) di utilizzare le risorse per impedire nuove ingiunzioni e relativo blocco dei conti correnti che metterebbe in ginocchio, e stavolta definitivamente, la società pubblica di gestione del ciclo idrico integrato.
Qualche buona notizia arriva dal recupero delle morosità. Al momento è stata incassata una somma che si aggira intorno al milione di euro, buona parte della quale è stata utilizzata per saldare una parte dei debiti pregressi con Eracom, il più forte dei creditori. Ma quella cifra serve anche a sistemare pendenze più o meno piccole con le ditte e le aziende che si occupano della manutenzione e degli interventi straordinari: si tratta di imprese in larghissima misura del territorio che affidano a quegli incassi la loro sopravvivenza e la possibilità di andare avanti, senza dover licenziare e quindi senza ulteriori, drammatici problemi sociali.
Qualche significativo passo avanti si sta registrando nei contenziosi esistenti con vari Comuni (una quindicina in tutto) che a seguito del passaggio in Talete cedettero anche i mutui a suo tempo contratti per far fronte ad esigenze di natura idrica. Gli accordi si stanno chiudendo con la spalmatura del debito di Talete nei confronti di queste amministrazioni comunali su più annualità e detraendo quanto la società deve incassare per la fornitura di acqua per gli impianti pubblici (le fontanelle, tanto per capirsi). Con Civita Castellana, invece, la faccenda sembra complicarsi: Talete ha fatto opposizione al decreto ingiuntivo e adesso si vedrà che cosa deciderà la magistratura.
Domani, intanto, è convocata in Provincia l’assemblea dell’Ato, che sarà preceduta dal comitato ristretto dei sindaci. Un passaggio solo burocratico – amministrativo? Non è detto, poiché risulta evidente che occasioni del genere sono anche opportune per tastare il polso della situazione e per capire l’aria che tira. Di certo, c’è che il documento approvato alla vigilia di Natale dalla stragrande maggioranza dei Comuni che fanno capo all’Ato viterbese è rimasto, in moltissimi casi, lettera morta. Tra le dichiarazioni di principio e le applicazioni pratiche, come spesso accade, la distanza è enorme. Tanto, alla fine, se le cose dovessero proprio mettersi al peggio, qualche scappatoia si troverà comunque e senza dover metter mano alla tasca. Se questa è la maniera di andare avanti…