La stagione si chiude, nonostante tutto, con un risultato fondamentale per la Ilco Stella Azzura: la permanenza in serie B all’esordio nella categoria. Non è poco, anzi. Anche se va detto in tutta sincerità che l’obiettivo arriva a capo di un girone di ritorno da dimenticare: una sola vittoria (al PalaMalè il 25 gennaio scorso contro Giulianova: 78-61) e 12 sconfitte, 10 delle quali consecutive. Marcia pessima che ad un certo punto ha anche messo in pericolo la salvezza. Alla fine, però, il traguardo è stato tagliato e il risultato globale va comunque annoverato come aspetto positivo, affiancato comunque da considerazioni che non possono non influire sul futuro.
Vale la pena andare con ordine. Innanzitutto è lecito chiedersi cosa è successo dopo il promettente girone d’andata? D’accordo, qualche infortunio, ma è stata la squadra nella sua intierezza a mancare. Troppi passaggi a vuoto, troppe pause anche nell’ambito della stessa partita: un quarto da campioni, uno normale, uno così e così, l’altro da brividi. Con il risultato di perdere match ampiamente alla portata. Neppure la svolta in panchina (il duo Fanciullo – Cardoni al posto del tecnico della promozione, Fausto Cipriani) ha prodotto l’auspicata inversione di tendenza. Qualcosa di più si è visto sul piano dell’applicazione difensiva, qualche (presunto) intoccabile ha sentito più spesso il legno della panchina, ma alla resa dei conti i risultati sono ugualmente mancati. Facendo presto andare nel dimenticatoio i sogni di aggancio ai playoff.
Inevitabile scendere in qualche dettaglio. Marcante, la chioccia della compagnia per esperienza e bagaglio tecnico, si è progressivamente spento fino a diventare praticamente ininfluente sul piano realizzativo, pur restando positivo nella fase difensiva. Ma da uno come lui, almeno una decina di punti a partita è lecito aspettarseli sempre. Chiatti, un altro dei più esperti, ha mostrato maggiore continuità soprattutto nel finale di stagione: è mancato un po’ nella fase centrale e tutta la manovra ne ha risentito. Discorso analogo per Rossetti, l’indimenticabile match winner del PalaLuiss: buone prestazioni alternate a prove scolorite, anche condizionate da problemi lavorativi e da qualche acciacco fisico. Infine Cecchetti: strepitoso contro Rieti, a giochi ormai conclusi, ottimo nella parte ascendente del torneo, sufficiente quando c’era da caricarsi la squadra sulle spalle. Globalmente ci si aspettava di più.
E’ innanzitutto su questo quartetto che si incentrano i ragionamenti sul futuro. Chi rimarrà? Difficile dirlo con certezza oggi. Perché il discorso è più generale e riguarda la necessità di limare il budget di almeno un 30%. La stagione appena conclusa è costata, secondo quanto si sente dire, intorno ai 200mila euro: impensabile potersi permettere ancora esborsi di quel livello. L’esigenza primaria è limare le spese, a cominciare proprio dai giocatori più esperti (e quindi anche più costosi). L’obiettivo palese è di procedere ad un rinnovamento graduale, continuando a puntare con ancora maggior vigore e convinzione sui giovani, a cominciare da quelli di casa: Piacentini, Fogante, Meroi, Manetti, Rovere, lo stesso Rogani, Brunelli. Su questo telaio decisamente più collaudato dopo l’anno di apprendistato, con l’aggiunta di un paio di innesti giovanili di qualità e con 2-3 riconferme, si proverà a disputare una stagione più convincente e soprattutto più continua.
In bocca al lupo, anche in tempi di spending review.