Arrivano alla spicciolata, catapultati a Viterbo dai quattro angoli della Tuscia. Acquapendente, Castel Sant’Elia, Celleno, Fabrica di Roma, Orte. La signora Laura Voccia da Tarquinia si presenterà addirittura quando tutto è quasi finito, giusto in tempo per il brindisi. Si beve prosecco per bagnare la lista Moderati e Riformisti – Cambia la Tuscia, squadra fatta ma ancora senza candidato presidente, anche se per le elezioni del 3 maggio prossimo l’appoggio a Mauro Mazzola è scontato: “Ci vedremo tra domani e dopodomani – spiega il padrone di casa, il sindaco di Viterbo Leonardo Michelini – gli esporremo le nostre idee e ascolteremo il suo programma. Poi decideremo: c’è una certa liturgia da rispettare”. E in attesa della messa, Mazzola non è neanche stato invitato alla presentazione da Schenardi.
Perché i civici sono fatti così. Si sentono alternativi ai partiti, e perciò attraenti nei confronti dell’elettorato non inquadrato, quello che magari non va più a votare: “Certi vuoti – ancora Michelini – vanno colmati, e l’esperienza dei civici è importante”. Questa è la versione ufficiale, ricamata su quello che fu già detto all’epoca per il Comune di Viterbo con la lista Oltre le mura. Civica quanto vuoi, ma che si è rivelata alla prova delle urne un ottimo richiamo per attrarre i voti del centrodestra. Così sarà anche stavolta, e infatti di gente che viene dall’altra parte ce n’è abbastanza. C’è Mario Scarnati, sindaco di Fabrica di Roma: “Io sono un vecchio socialista, ma senza di noi il Pd avrebbe perso – dice con quella faccia d’attore inglese, alla David Niven – Il Pd viterbese ha una caratteristica particolare: quando sta per vincere si fa prendere dalle masturbazioni mentali e cerca a tutti i costi di perdere. Ecco, noi gli abbiamo aperto la strada per vincere”. C’è Maurizio Tofani, anzi non c’è, perché sta male. Ci sono ex assessori di centrodestra nei piccoli comuni. E poi i democristiani: dallo stesso Michelini a Livio Treta.
Con tutto questo, impossibile non pensare che dietro non ci sia la regìa più o meno occulta di Giuseppe Fioroni: “Ma no – giura Michelini – Con Fioroni eravamo nello stesso partito, nella Dc, ed è ovvio che sui temi nazionali mi confronto meglio con lui che con una certa parte del Pd. Tutto qui. Se poi loro si lamentano perché abbiamo fatto questa lista, be’, la politica è anche competizione, e sono sicuro che gli elettori saranno contenti di trovare un’alternativa ai partiti tradizionali. Bisogna allargare il perimetro, ecco. Qui, comunque, di iscritti al Pd non ne abbiamo, e questo è un dato di fatto”.
Sarà, ma i maldipancia dalle parti di via Polidori si sono avvertiti eccome, e lo stesso segretario Egidi ha mandato messaggi chiari l’altra sera, alla presentazione della candidatura di Mazzola. “Dichiarazioni infelici. Noi cerchiamo un rapporto diverso col Pd – dice Michelini – e lo stesso Mazzola ha capito e ammesso l’importanza della nostra lista nel progetto Provincia. Puntiamo a tre consiglieri, ma soprattutto a interpretare in modo diverso la politica”.
Ottimismo anche nei programmi: l’inizio di un percorso per completare la Trasversale (ciao core), il turismo, la cultura anche se la delega non c’è più, Expo, l’agroalimentare. Tutte cose dette e ridette. “La Provincia, in questa fase transitoria prima dell’arrivo delle macroregioni deve diventare una specie di coordinamento del territorio. Coi sindaci e gli amministratori che siano in grado di andare oltre le divisioni e di fare rete. Chi non ci sta è perduto”, dice Michelini.