Ecco spiegato per quale motivo in tutta Europa diverse persone, dopo aver mangiato una bella bistecca, si sono alzate da tavola e hanno cominciato a correre come purosangue. Nel loro piatto non ci stava il consueto e succulento filetto di bovino, bensì una discreta porzione di carne equina. Già, il cavallo spacciato per manzo. E servito, in diverse forme e in altrettante diverse circostanze, ad avventori ignoti. Che sì facendo non solo si cibavano di una cosa convinti di ingurgitarne un’altra, ma addirittura venivano colpiti da fenilbutazone. Che poi sarebbe un potente farmaco anti-infiammatorio dotato di una spiccata attività analgesica. Insomma, nulla di buono.
Coldiretti Viterbo richiama l’attenzione sui tali recenti e allarmanti episodi di falsificazione. “Sono state ottantatre le notifiche per la presenza di cavallo venduto per manzo nel vecchio continente – dice il direttore locale, Ermanno Mazzetti – e di queste, ben quattro si riferiscono alla presenza di fenilbutazone, particolarmente pericoloso per gli esseri umani”.
La relazione sul sistema parte dal Ministero della Salute nel 2013, ed ha portato a ventisei arresti, al ritiro di oltre ottocento passaporti di cavalli, e al controllo veterinario di altri duecento esemplari. Coinvolti, purtroppo (per noi), anche prestigiosi marchi.
“Sul totale delle notifiche – prosegue Mazzetti – otto hanno riguardato l’Italia, e tra questi sei per diverse tipologie di paste farcite distribuite in ambito comunitario ed extra-comunitario, ma anche polpette congelate. Si è trattato di uno scandalo di dimensioni eclatanti, che dimostra la necessità di lavorare sulla trasparenza degli scambi dei prodotti alimentari con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza. Ma anche togliendo il segreto sui flussi commerciali e sulle destinazione aziendale delle importazioni”.
Consigli per gli acquisti. “Per far fronte a cronache allarmanti come quella appena descritta – chiude il direttore – ricordiamo a tutti di prestare attenzione alle etichette e di scegliere sempre prodotti locali, prediligendo la filiera corta e il km zero. Un esempio pratico da seguire è quello dei mercati Campagna amica”.