La Buona scuola, la riforma del governo, ancora staziona nei corridoi del Parlamento in attesa di proseguire il suo percorso verso l’attuazione. Parliamo allora, ancora, dei problemi della scuola che mi stanno a cuore, sempre, dato che a questo mestiere ho dedicato la vita.
Nella puntata precedente del blog ho difeso il latino, ahimè, crociata forse impossibile. Oggi difendo l’italiano, sempre dal mio personale e non condivisibile punto di vista.
Già da qualche anno, almeno in qualche scuola superiore, si attua il Clil (Content and language integraded learning), secondo il quale una materia qualsiasi viene insegnata, almeno per qualche ora, in lingua straniera. E’ previsto che in futuro ciò avvenga anche negli ordini inferiori di istruzione. A tale scopo devono essere adeguatamente formati gli insegnanti. Non è sicuro, infatti, che un insegnante di matematica, di diritto, di economia aziendale, di educazione musicale, di greco, di quello che vi pare insomma, conosca una lingua straniera con la padronanza che gli consenta di fare lezione utilizzandola.
Appartengo ad un periodo di studi in cui la lingua straniera si studiava per tre anni alle medie e due anni al ginnasio e poi basta. E’ vero pure che vecchi come me non ce ne sono più nella scuola, ne sono fuori, ma ci sarà pure qualcuno ancora che non sa le lingue straniere. Allora ho provato prima di andare in pensione a studiare per due anni consecutivi inglese. Lo volevo con forza, ma a sessanta anni purtroppo non ero più in grado di recepire adeguatamente le strutture di una lingua nuova. Per carità: colpa mia. Ma chissà quanti altri insegnanti di materie varie e di età inferiori alla mia si troveranno in difficoltà nel momento in cui dovranno affrontare lo studio di una lingua straniera per insegnare la loro materia.
Io però mi chiedo: che senso ha insegnare la Divina Commedia in inglese? Che senso ha tradurre Seneca dal latino all’inglese? Lo facciano gli inglesi. Noi italiani studiamo l’inglese nelle ore di lingua inglese. Basta e avanza.Vorrei sapere se in Gran Bretagna, ma per carità allarghiamo il discorso anche ad altri paesi, se, dicevo, altrove si studia la geometria in lingua italiana. Facciamo in modo di insegnare la nostra lingua bene, anzi benissimo, o meglio facciamo in modo che gli alunni di ogni ordine di scuola usino l’italiano in maniera impeccabile. So che alcune Università attivano corsi di italiano per le matricole italiane. Significa che qualcosa non funziona alle scuole superiori, alle medie, alle elementari, alla scuola materna e all’asilo nido. No?