La matematica non è un’opinione e i numeri contengono una verità intrinseca che non si può contestare. Leonardo Michelini, sindaco del Comune di Viterbo ormai da quasi due anni, gode di un buon consenso tra i suoi concittadini, decisamente superiore alle attese.
Occupa esattamente la posizione numero 43. Alla pari con i colleghi di Ancona, Palermo (dove amministra un totem come Leoluca Orlando), Ragusa e Parma (dove c’è il pentastellato Pizzarotti). Mica male per uno che, un giorno sì e l’altro pure, viene accusato di ogni nefandezza possibile sia dall’opposizione (normale) che dagli stessi suoi sodali (che tanto normale non è…). Altro che beghe con il Sodalizio facchini; altro che accuse di aver sfasciato la lista civica che egli stesso aveva voluto e creato (Oltre le mura); altro che inadeguatezza generale; altro che linea diretta e relativo telecomando con Fioroni: no, Michelini va per la sua strada senza sparate e magari anche senza clamori, ottenendo risultati confortanti.
E non si può nemmeno dire che abbia potuto godere del traino dell’amministrazione precedente. Prima di lui a Palazzo dei Priori c’era il centrodestra e il sindaco era Giulio Marini, battuto al ballottaggio. Dunque, i consensi raggiunti sono tutti farina del suo sacco. Non come il fiorentino Dario Nardella e il barese Antonio Decaro (che occupano i primi due posti della speciale classifica) che godono in qualche maniera dei vantaggi di essere succeduti a due sindaci amatissimi nelle rispettive città come Matteo Renzi e Michele Emiliano (nonostante le cozze pelose, le ostriche e le noci di mare accettate come dono natalizio…).
In regione fa meglio solo il reatino Simone Petrangeli (Sel) con la posizione numero 21; decisamente dietro gli altri colleghi laziali: il frusinate Nicola Ottaviani è al posto 67, il romano Ignazio Marino sprofonda all’82 e il pontino Giovanni Di Giorgi ancora più giù al 95. E ai confini, Andrea Romizi (il nuovo che avanza a Perugia) appena sopra il “Michelino” nostro (39), mentre il ternano Leopoldo Di Girolamo resta ben dietro (71).
Che ci metta del suo anche il nome? Chissà… Intanto il Leonardino by Pianoscarano (Bonucci) gioca e segna che è un piacere. Con la maglia della Juventus diventa all’occasione anche centravanti, oltre a spazzare d’autorità l’area bianconera. Mentre il Leonardino della Teverina i gol preferisce farli in Sala d’Ercole: assorbe insulti e improperi e poi piazza il fendente vincente. E i viterbesi lo apprezzano.
Almeno questo dicono i numeri. Che, come si sa, non possono essere smentiti.