16112024Headline:

La Provincia che verrà e la democrazia calpestata

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenica

savino nicola
Si può dire la verità sulle ormai prossime elezioni provinciali, senza il rischio di essere accusati di qualunquismo e/0 sfascismo? Queste consultazioni interessano meno di niente. Il fatto di non coinvolgere direttamente i cittadini non depone di certo a favore di una mobilitazione a favore dell’uno e dell’altro candidato. Breve inciso: se proprio si voleva superare un ente intermedio e cuscinetto fra Comuni e Regioni, allora era il caso di cancellarlo del tutto. A che serve lasciare solo 4 competenze (edilizia scolastica, viabilità, mobilità e ambiente) e trasferire le altre? Meglio una riforma complessiva e radicale. Tanto più che secondo i conti dell’Upi non sono di certo le Province i centri di spesa più rigogliosi: bisognava tagliare altrove. E anche con l’accetta.

Come che sia, il pasticciaccio all’italiana è stato servito ed eccoci alle prese con queste elezioni di secondo livello. Che danno l’impressione tipica del “facimm ammuina”. Lo spettacolo dei giorni scorsi non ha di certo contribuito all’avvicinamento tra istituzioni e cittadini: personaggi notoriamente di un’area che si candidano con quella opposta. Gente eletta in un determinato schieramento che sceglie pubblicamente di appoggiare un candidato della fazione avversa. Magari lo stesso del quale, per mesi, ha detto tutto il male possibile. La conseguenza sono lo scollamento, la disaffezione, l’allontanamento. “Che se la cantino e se la suonino tra loro”: ecco ciò che si sente dire in giro. Come dar loro torto?

In altre zone d’Italia, s’era deciso di candidare un’unica persona e di presentare liste separate che rispecchiassero i diversi orientamenti. Un tentativo fatto anche nella Tuscia e subito abortito. Magari era un modo per disinnescare i rischi della personalizzazione, che invece adesso esistono e si manifestano nella ricerca spasmodica del consenso anche nei territori avversi. E tutto per eleggere qualche consigliere in più? Difficile crederlo. Viene più da pensare che si stia giocando una partita più ampia e complicata. Fatta di potere da confermare o da ampliare, di poltrone (meglio poltroncine) da occupare e bandierine da piantare. Non si spiegherebbe diversamente l’attivismo sia della segreteria provinciale del Pd che dell’area fioroniana che del neonato centrismo micheliniano. Mazzola suona la carica e chiede alle sue truppe massima mobilitazione per arrivare al 70%: è vero, bisogna motivare l’esercito, ma servirà davvero una vittoria così ampia di fronte a problemi che si trascinano da anni (precari, Talete, strade colabrodo eccetera eccetera) per i quali, forse, neppure basterebbe un colpo di bacchetta magica? E soprattutto di fronte a ricorse continuamente decrescenti e comunque assai limitate.

E’ vero che l’amministrazione provinciale uscente non ha brillato, anzi in certe fasi ha messo in scena spettacoli orripilanti. Almeno, però, erano eletti dai cittadini e a loro avrebbe risposto in caso di ricandidatura. E i prossimi, chiunque essi saranno, a chi dovranno dar conto? A se stessi e al drappello di aficionados che li ha eletti. No, questa non sembra proprio la migliore forma di partecipazione e di democrazia.

Buona domenica.

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