Verrebbe da chiudere tutto, buttare nel cesso l’album delle figurine, i biglietti di certe partite storiche, verrebbe da stracciare la maglia del West ham e del Parma con lo sponsor Parlamat. Verrebbe da dedicarsi ad altro – l’uncinetto, le droghe, la cucina microbiotica – e finirla qui con il calcio. Che non è uno sport, ma una cosa crudele e bastarda. Anche in provincia, in un buco ai margini dell’impero pallonaro come Civita Castellana.
E’ successo l’altro giorno: il presidente della Virtus Flaminia ha esonerato l’allenatore Lillo Puccica. Perché? Qui sta il problema., La squadra è messa bene nel girone E della serie G: salva in anticipo, dopo aver fatto un pensierino ma soprattutto dopo anni di tribolazione, di salvataggi all’ultima giornata o, peggio, agli spareggi. Quest’anno Puccica si era messo avanti col lavoro, e pur avendo a disposizione una rosa costruita al risparmio, presa al Lidl (molti giovani, tanti giocatori non certo di prima fascia), aveva centrato l’obiettivo già alcuni mesi fa. Un risultato ancora più clamoroso se si considera che da questo inverno i giocatori non prendevano (e non prendono tutt’ora) i rimborsi spese. E proprio questo ha fatto saltare il banco.
Intanto, va detto che tra i Dilettanti non si può parlare di “stipendi” veri e propri, I calciatori non sono professionisti (anche se, specie in serie D, il professionismo è nei fatti), guadagnano poco, e insomma il mondo dorato di serie A e B, ma spesso anche di Lega Pro, è lontano anni luce. Pochi soldi e quasi mai con regolarità, uniti alle difficoltà di un lavoro spesso durissimo, tra allenamenti al freddo, trasferte lunghe & scomode (la business class qui è un sogno), zero veline e zero olgettine, avversari che picchiano come chiellini di provincia. Ecco, ciononostante questi qui si sono allenati, hanno giocato, hanno centrato l’obiettivo e molto probabilmente (e con tutto il rispetto) non si sono trombati decine di veline. Non averli pagati, ritardare i rimborsi spese, promettere vagamente il saldo, non è quello che si dice “un comportamento corretto da parte della società”.
Così la settimana scorsa i ragazzi si sono permessi di protestare, saltando anche un allenamento. Puccica, l’allenatore che li aveva assemblati, forgiati, allenati e resi una squadra vincente, non ha fatto altro che capirli. “Non posso certo non comprendere le ragioni dello spogliatoio”, disse. Anche perché con lui i giocatori si sono sfogati a lungo, per tutto l’anno, gli hanno confidato preoccupazioni e problemi, e lui lì, ad ascoltarli, a metterci una pezza, a pagare una pizza; il tutto per tenere unito il gruppo. “Vedrete, la società pagherà”, prometteva con una puntata d’azzardo. E invece alla fine la società, il presidente Ciappici, ha cacciato lui, reo di una colpa “attualissima” come l’intelligenza col nemico, o la solidarietà. E ha messo pure fuori rosa i senatori della squadra. Nuovo allenatore: Roberto Rossi, fedelissimo del presidente da tempi non sospetti. Tanto ormai la salvezza è sicura, tanto della figuraccia, del rispetto, della coerenza, da qualche parte se ne possono fregare altamente.
Dispiace per Puccica, uomo vero e leale sia da allenatore come ai tempi di giocatore (maglia numero sette sulle spalle, tanto fiato nei polmoni, tanta generosità nelle gambe). Pare che l’anno prossimo andrà ad allenare in una piazza importante in Toscana, dove forse troverà più professionalità e più qualità umane. Meglio di Civita Castellena di sicuro: basta poco.