Ma si può litigare, spaccarsi, dividersi, mandarsi reciprocamente a quel paese per un’elezione nella quale la sconfitta è già sancita in partenza? Evidentemente si può, visto il penoso spettacolo degli ultimi giorni con le due fazioni di Forza Italia, l’un contro l’altra armate a caccia di chissà che cosa.
La faticosa unità raggiunta con la candidatura di Fabio Bartolacci alla carica di presidente, pure maturata attraverso ripetuti confronti tra le variegate anime del centrodestra, si è rivelata puramente di facciata. La Lega si è subito tirata fuori: non è che disponga di molti consiglieri comunali (anzi…) , ma rappresenta una forza in netta crescita di consensi anche nella Tuscia e dunque sarebbe stato un importante segnale di coesione per l’elettorato. Il Nuovo centro destra pur tra mille sofferenze alla fine ha detto sì; mentre l’Udc, in primis i sindaci Bigiottti (Bagnoregio) e Aquilani (Vetralla), si è chiamata praticamente fuori. La sensazione è che non ci saranno prese di posizione ufficiali a favore del primo cittadino di Tuscania. Restano Fratelli d’Italia e il corpaccione, ormai assai flaccido e poco attraente, dei berluscones. E qui sono cominciati i guai.
L’eterno conflitto tra mariniani e battistoniani è esploso in modo deflagrante. Da una parte appoggio totale a Bartolacci, dall’altra mille remore e mille distinguo che in tutta onestà non si riescono a comprendere se non nella logica di tentare di imporre una supremazia provinciale che non solo non serve a nessuno, ma che in realtà potrebbe essere sancita (ammesso che serva) solo da un congresso. Sono beghe e diatribe inquietanti, inaccettabili per elettori e simpatizzanti, dannose per l’immagine della stessa coalizione e della stessa Forza Italia. Tanto più che, secondo i bene informati, il protagonista di questo squallido stillicidio sarebbe uno dei vice coordinatori regionali, cioè un esponente di spicco degli azzurri al quale (proprio per compito istituzionale) dovrebbe interessare soprattutto l’unità del partito e della coalizione. Un marasma assoluto (comunque vada a finire) nel quale è difficile trovare una logica e un filo conduttore. Il problema per il centrodestra non è tanto la futura Provincia, quanto gli appuntamenti elettorali che verranno. Perché non è affatto vero che il popolo non ricorda. Lo fa e lo fa pure benissimo. E tutto in nome di una sconfitta annunciata…
Buona domenica.