Ore 9 della mattina. Piove, Comune ladro. Signori stanchi arrancano sulle scale e raggiungono – assonnati, a fatica – la loro postazione in aula. La segreteria generale Vichi fa l’appello: “Non c’è il numero legale, presidente”. Prossima chiama alle 9.45, c’è tutto il tempo per andarsi a prendere un caffé (corretto sambuca) e tornare su. Ma dalle nove e tre quarti si scivola senza fretta alle 10.15, perché intanto la maggioranza decide di fare una riunione. Di maggioranza, appunto. Per le dieci e mezza il consiglio comunale è cominciato, che culo.
Ore 16.45 del pomeriggio. Piccoli frugoletti imboccano con passo svelto e deciso il portone di Palazzo dei priori in via Ascenzi. Molti sono accompagnati dai genitori, altri da maestre e professori. Salgono le scale alla svelta, e in un secondo vanno a riempire la sala d’Ercole. Quando l’assessora all’Istruzione Raffaella Valeri fa l’appello, rispondono tutti come se fossero a scuola: “Presente”. E’ la scena iniziale del primo consiglio comunale dei giovani, ed è una lezione che dai giovani, appunto, arriva diritta ai consiglieri comunali grandi e grossi, ed eletti dal popolo sovrano. Prendere nota, please, e magari imparare come ci si comporta dai fregnetti di dieci-dodici anni d’età. Lassù, vari consiglieri di maggioranza sotto la regìa attenta di Paolo Moricoli (che da boy scout e da uno dei promotori di questa iniziativa la sa lunga) osservano colpiti.
Ancora, ore 11 della mattina. Tra sbadigli e uscite tattiche per fumare, chiacchierare, cazzeggiare, la presidente De Alexandris sbotta all’ennesimo trillo di cellulare: “Si prega di silenziare le suonerie, colleghi”. Un gesto vagamente gabbianelliano (Giancarlone da presidente era categorico su questioni del genere, e non solo su queste), e ci manca soltanto che suoni la campanella per la ricreazione.
Ore 18 del pomeriggio. Quando il sindaco Michelini chiede ai bimbi sui banchi, ai consiglieri in erba, di fare qualche domanda (pardon: interrogazione), subito s’alza una selva di mani. Tutti vogliono parlare, tutti vogliono domandare, tutti vogliono chiedere. E lo fanno in modo educatissimo, e coinciso, e arrivando subito al punto, altro che i loro “fratelli maggiori” (senza offesa) eletti sempre dal popolo sovrano. Tra le richieste: sistemare le scuole (tetti, finestre, palestre, giardini), togliere le auto dalle strade che loro percorrrono tutti i giorni, sistemare questo o quello. Tra gli interventi da ricordare, perché sono specchio dei tempi e dello sfascio in cui viviamo: “Nella mia scuola, l’Egidi, su un muro c’è un cartello che mi fa molto ridere – dice il frugoletto – C’è scritto: ‘Attenzione, questo muro può crollare'”. Risate. Ma c’è poco da ridere, perché non sembra mica uno scherzo, e la cronaca recente (vedi Ostuni), lo conferma. Ancora un altro trottolino: “La nostra mensa è brutta, in un seminterrato, senza finestre e senza riscaldamenti”. Domanda il sindaco: “Ma almeno la roba da mangiare è buona?”. Il pupo, sadico: “No”. E avanti così, in una raffica di interrogazioni ficcanti che il buon Michelini si annota una per una, chiedendo anche il nome delle scuole, pur essendo consapevole che potrà fare ben poco – lui, da solo, senza tanti quattrini e con la tagliola del patto di stabilità – per sistemare tutto questo casino.
Ore 13, mattina. La seduta è sciolta e i nostri eroi adulti possono guadagnare il desco del pranzo. Il gettone di presenza è assicurato pure ‘ sta volta.
Ore 19.30, sera. I ragazzini festeggiano la loro nuova sindaca (Vittoria Verdecchia) e la di lei vice Elena Pieretti (smentito che sia in quota Fioroni), oltre ad una giornata straordinaria vissuta fuori dalla classe e da fuori classe. Il sindaco, quello grosso, li ha pure invitati a visitare Ferento, l’orto botanico e il PalaExpo.
La giornata dei due consigli comunali finalmente è finita. Indovinate quale dei due è stato utile e quale no. La riposta al prossimo consiglio, o al prossimo compito in classe.