Metti una (calda) domenica di fine aprile nelle più prestigiose piazze di Viterbo, affollate e festanti. Ma che sta succedendo? Succede che basta davvero poco per creare un evento capace di coinvolgere grandi e piccoli. D’accordo, giù a Valle Faul fa bella mostra di sé il Pala Expo, in quello scrigno che è diventato l’ex mattatoio, grazie alla lungimirante azione della Fondazione Carivit, ma in piazza del Plebiscito e un po’ più su in piazza del Gesù ci stanno pensando Coldiretti, Camera di commercio, Confartigianato e Condotta Slow Food a movimentare festosamente il Tuscia Fest Expo, la manifestazione voluta dal Comune di Viterbo per creare un ponte ideale con la rassegna di Milano che apre ufficialmente i battenti venerdì prossimo.
Mentre nel cortile di Palazzo dei priori, si possono apprezzare gli oli dop della Tuscia in una degustazione guidata dagli esperti maestri degli extravergine Tuscia e Canino, lì in piazza del Comune lo spettacolo arriva dai più piccoli alle prese con la mungitura, con la ricotta da gustare al momento, con i succhi di frutta, la caseificazione e la posa di piantine di fiori e ortaggi. Ci provano l’assessore Giacomo Barelli, la presidente del Consiglio comunale Maria Rita De Alexandris, ma il tocco in più arriva dal sindaco Leonardo Michelini (sicuramente il più esperto della materia) che fa una piccola lezione pratica ai tanti bambini che lo circondano e pianta un sedano. Lectio magistralis la definisce con eccessiva enfasi la De Alexandris, ma il senso è quello: il ritorno alle manualità che vivendo in città si ha raramente occasione di poter sfoggiare.
Gongola il direttore di Coldiretti, Ermanno Mazzetti: “Quando ci è stato chiesto di dare una mano, lo abbiamo fatto volentieri, mettendo in campo tutte le nostre risorse. Mi pare che i risultati siano estremamente positivi: tanta gente, tanto entusiasmo e la possibilità di poter apprezzare i nostri prodotti, tipici e assolutamente genuini”. Magari, proprio approfittando del tempo che ormai volge al bello, si potrebbe pensare di ripetere questi appuntamenti con cadenza mensile. E’ un’idea da approfondire ed eventualmente mettere in pratica. Ma la vera attrazione sono gli animali: tacchini, pecore, agnelli, una mucca e i pony, autentica calamita per i più piccoli che agli equini di taglia più piccola fanno davvero di tutto. In senso buono, ovviamente.
Poco più in là, sotto i portici le signore di Pianoscarano approntano la cena, con un menu che più viterbese non si potrebbe: coda alla vaccinara, trippa al sugo, spezzatino del facchino, zuppa di funghi, faciole co’ le coteche. Il tutto a prezzi assolutamente alla portata di ogni tasca e con pietanze che fanno davvero bene al cuore (un po’ meno al colesterolo, ma questo è un altro discorso…). In piazza, chi vuole può cimentarsi con la corsa delle botti, quelle che si usano per il palio settembrino: ci pensano gli esperti del Comitato festeggiamenti di Pianoscarano a dare i consigli utili ai principianti. Maria Rita De Alexandris e Giacomo Barelli ci provano e fanno ruzzolare la botte: meglio la presidente del Consiglio comunale che l’assessore. Almeno questa è la prima impressione.
In piazza del Sacrario, ci sono 3-4 pullman parcheggiati. Sono di turisti: un consistente gruppo arriva da Vicenza. Dopo Cerveteri e Tarquinia, tappa viterbese con visita al Palazzo dei papi e sosta obbligatoria in piazza del Gesù dove la Condotta Slow Food e Confartigianato propongono ogni tipo di squisitezza con assaggini gratuiti. Davvero c’è solo l’imbarazzo della scelta tra salumi, vini, formaggi di altissima qualità. Un altro gruppo è della provincia di Caserta, un altro ancora della Romagna ravennate. La sensazione, cogliendo di nascosto qualche commento ad alta voce, è che Viterbo li abbia sorpresi. Assai positivamente.
Nel pomeriggio la banda di Grotte S. Stefano, il palio delle botti, tanta musica e la cena in piazza. Sì, è stato proprio un week end da incorniciare.