Anche la Coldiretti di Viterbo ha partecipato in prima linea alla manifestazione che si è svolta martedì 31 marzo, con un nutrito numero di imprese agricole e allevatori della Tuscia che sono partiti con tre autobus alla volta della Capitale per essere presenti in questo importante momento del comparto latte. Infatti, solo una stalla su cinque è sopravvissuta al regime delle quote latte che finisce dopo oltre 30 anni, lasciando in vita in Italia solo 36mila allevamenti e con il pericolo che il prevedibile aumento della produzione comunitaria possa scatenare una vera invasione straniera in Italia, dove si importa già quasi il 40 per cento dei prodotti lattiero caseari consumati.
E’ quanto emerso dal Dossier sull’attuazione delle quote latte in Italia presentato in occasione della mobilitazione degli allevatori della Coldiretti per la fine del regime quote latte, a Roma in Piazza del Foro di Traiano, con la pronipote della mucca “Onestina”, simbolo della battaglia per il Made in Italy degli imprenditori onesti che hanno resistito a disattenzioni, errori, ritardi e compiacenze che si sono ripetuti in questi decenni. All’inizio del regime delle quote latte nel 1984, in Italia erano presenti 180mila stalle, con il latte che veniva pagato in media agli allevatori 0,245 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano 0,40 euro al litro (780 lire), con un ricarico quindi del 63 per cento dalla stalla alla tavola. Nel 2000 agli allevatori il latte veniva pagato 0,32 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano un euro al litro, con un aumento del 213 per cento dalla stalla alla tavola.
Oggi la forbice si è ulteriormente allargata e il prezzo del latte fresco si moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale del supermercato, con un ricarico del 317 per cento con il latte che viene pagato agli allevatori in media 0,36 centesimi al litro mentre al consumo il costo medio per il latte di alta qualità è di 1,5 euro al litro. In altre parole il prezzo pagato agli allevatori è aumentato di poco più 10 centesimi, mentre il costo per i consumatori è cresciuto di 1,1 euro al litro, a valori correnti. Il prezzo riconosciuto agli allevatori non copre neanche i costi per l’alimentazione degli animali con effetti sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla sicurezza alimentare degli italiani.
“Questa situazione è determinata dal fatto che in Italia esiste un evidente squilibrio contrattuale tra le parti lungo la filiera che determina un abuso, da parte dei trasformatori, della loro posizione economica sul mercato, dalla quale gli allevatori dipendono” ha affermato il presidente nazionale della Coldiretti Roberto Moncalvo.
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