Dall’ex consigliere comunale e presidente onorario dell’Unione della Tuscia Maurizio Federici, riceviamo e pubblichiamo:
Quasi animata da furia iconoclasta, stato d’animo sparito dall’Occidente e che immaginavamo essere relegato su altre sponde del Mediterraneo in attesa di essere seppellito per sempre, la presidenta della Camera dei Deputati (come ama essere definita) Laura Boldrini sembra quasi voler prendere esempio dalle gesta folli dell’Isis per esprimere una ferrea volontà, neanche tanto celata, di distruggere una parte importante del nostro passato, a cominciare dall’abbattimento dell’Obelisco del Foro Italico in Roma.
Lungi da noi la benché minima intenzione di mancar di rispetto alla terza carica dello Stato italiano, stamane abbiamo pensato di facilitarle il lavoro per ciò che concerne Viterbo, segnalandole alcuni possibili obiettivi nella sola città.
Potremmo cominciare con l’abbattimento del Palazzo delle Poste o con la sede di Viterbo della Banca d’Italia, ad esempio.
Proseguendo con il Palazzo delle Corporazioni (oggi Camera di Commercio) piuttosto che con il Palazzo della GIL (oggi sede del Liceo Classico M.Buratti).
Perchè invece non iniziare da via Marconi o da via Ascenzi, o magari dall’Istituto per Ragionieri Galeazzo Ciano (oggi Paolo Savi), costruito durante il bieco Ventennio così come il 45% di tutti gli Istituti della Provincia?
O magari dal quartiere popolare Carnevalini (comunemente conosciuto come Pilastro) o dalle Bifamiliari costruite per i Ferrovieri come quella in cui io sono nato?
E già che ci siamo abbattiamo anche il quartiere di S.Pellegrino, che essendo un quartiere medioevale è stato costruito prima che l’Illuminismo ci “illuminasse”.
Ma sì, radiamo al suolo tutto.
Non verseremmo invece neanche una goccia di sudore nell’intento di distruggere le “opere” del Regime odierno: esso sta facendo egregiamente tutto da solo.
Ventiquattr’ore di silenzio della signora Boldrini sarebbero sufficienti invece a rinfrancar lo spirito.