Da quattro generazioni alle prese con favi, alveari, arnie e miele. Lui è Giuseppe, ha 26 anni, una laurea in economia ed è l’ultimo esponente della famiglia Porcelli, da almeno 60-70 anni protagonista nell’apicoltura. Insieme al papà Tonino e ai fratelli Dario e Danilo gestisce la Apifarm (Strada Pian di Quercia), un’azienda specializzata nel settore. Dottor Porcelli: apicultore per scelta, per necessità o per tradizione? “Certamente per scelta. Questa attività l’aveva cominciata il mio bisnonno, che era di origini calabresi, poi il nonno, quindi mio padre e adesso tocca a me. E sono contento di farlo: è un mestiere che mi piace, che dà soddisfazioni. E poi c’è l’orgoglio di portare avanti una tradizione di famiglia”.
Intanto vale subito la pena chiarire che nonostante le bardature e tutte le protezioni possibili, i pizzichi delle api sono inevitabili. “Almeno 30-40 ogni volta che si lavora vicino agli alveari… Ma non è un gran problema se non si è allergici. In quei casi invece bisogna stare attenti. Con un po’ di cortisone passa tutto in fretta”. Con l’arrivo della primavera inizia la fase di maggiore impegno. “E’ così. Con la fioritura le api cominciano ad operare e noi seguiamo i loro ritmi. Bisogna adeguarsi alle esigenze della natura e degli animali. In inverno, quegli animaletti vanno lasciati stare. Le perdite si aggirano intorno al 30-40%, ma è un problema insormontabile. Magari se si ammala una mucca, si interviene con gli antibiotici e con le cure del caso. Con le api non si può: si ammalano e muoiono. Non si può far nulla. Ma questa, d’altro canto, è una garanzia sulla qualità e sulla purezza dei prodotti. Non c’è il rischio, insomma, che interventi umani possano contaminare ciò che si andrà a raccogliere”.
Durante il periodo invernale, invece, il lavoro in Apifarm avviene soprattutto in laboratorio con la preparazione dei prodotti che, insieme al miele, costituiscono il fiore all’occhiello dell’azienda viterbese: tisane istantanee, mieli composti, propoli e prodotti derivati (come il polline), creme di miele. Il tutto viene realizzato con basso impatto sull’ambiente, utilizzando ingredienti naturali, materiali ecocompatibili e imballaggi facilmente destinabili alla raccolta differenziata.
Tornando all’attività principale, in queste settimana comincia la raccolta del miele: la prima operazione da compiere è la smielatura, che consiste nel prelevare i melari dopo aver allontanato le api dai favi colmi di miele; la prima fase di lavorazione è rappresentata dalla rimozione dello strato di cera con cui le api sigillano le cellette del favo piene di miele maturo. Quello che si ottiene viene centrifugato e poi messo a riposare per una un paio di settimane. A questo punto, il prodotto può essere confezionato e messo in vendita. “Procedimenti assolutamente naturali e senza alcuna aggiunta di tipo chimico- sottolinea Porcelli -. Ecco perché il miele è il dolcificante più puro in circolazione e andrebbe sempre usato al posto dello zucchero, che invece subisce il processo dello sbiancamento, una fase industriale che inficia la qualità del prodotto”. Consigli per gli acquisti? “Di mieli ce ne sono tanti in commercio e noi stessi ne produciamo di vario genere: eucalipto, acacia (è il primo che si raccoglie dagli inizi di maggio), castagno, millefiori, trifoglio, erba medica. Ce n’è per tutti i gusti. Io mi permetto di segnalare il miele di melone: poco conosciuto, difficile da reperire in commercio, ma buonissimo. Secondo il mio giudizio, il migliore in assoluto”.
Che effetto ha avuto la crisi degli ultimi anni sulla vostra attività? “Dico la verità: abbiamo costantemente aumentato il nostro fatturato, quindi abbiamo attraversato la fase di difficoltà senza accusare particolari problemi”. C’è un segreto in questi successi? “Uno solo: la qualità dei prodotti. Nel corso degli anni, la Apifarm ha guadagnato la stima e la fiducia dei consumatori che l’hanno confermata anche nei momenti di difficoltà”. E’ un mestiere che consiglierebbe ai suoi coetanei? “Sicuramente sì, anche se mi rendo conto che cominciare dal nulla e senza un’esperienza specifica nel settore è molto complicato. Per me e per i miei fratelli, non è stato così complicato avendo come insegnante mio padre”. I vostri mercati di riferimento? “Esercizi che vendono prodotti tipici, enoteche, gastronomie. Sia a Viterbo che nell’intero Lazio, che nel resto d’Italia. Posso dire che siamo abbastanza conosciuti e molto apprezzati anche al di là delle mura cittadine”.
Il miele, oltre che come prodotto gastronomico, viene utilizzato anche in medicina per curare vari tipi di affezioni: è un eccellente sedatico della tosse, ha proprietà antibiotiche e antinfiammatorie (per applicazioni locali), cura l’acne e per l’alto contenuto di antiossidanti serve per rallentare l’invecchiamento. “E poi – conclude Giuseppe Porcelli – è l’energetico più efficace e naturale che ci sia, come sano bene gli sportivi. Entra subito in circolo e fornisce un grande quantità di zuccheri all’organismo che li può spendere subito”. Un autentico toccasana, insomma.
Buon miele a tutti.