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Ato, ma quanto ci costi? E a cosa servi?

Manca il numero legale: a vuoto l'ultima convocazione in Provincia

A vuoto l'assemblea Ato: manca il numero legale

A vuoto l’assemblea Ato: manca il numero legale

Pochi intimi. Pochissimi. L’ultima seduta dell’Ato, almeno sotto la gestione dell’attuale Amministrazione provinciale, non comincia nemmeno. Il comitato ristretto dei sindaci esaurisce i lavori in un’oretta, poi ci sarebbe la conferenza dei sindaci: nulla di fatto. Manca il numero legale: appena 11 municipalità presenti e ne servivano almeno 21 per il minimo sindacale. A dimostrazione (ulteriore) che i problemi del servizio idrico integrato interessano globalmente meno di niente.

La discussione nel comitato ristretto procede spedita. Si parla di adeguamenti tariffari (che vengono decisi in altro loco, precisamente dall’Aeegsi che sta per Autorità per energia elettrica, gas e servizio idrico), di bilanci, della confluenza del Cobalb in Talete (la Regione sgancia 2,2 milioni di euro per l’adeguamento del sistema di depurazione), di utenze non domestiche (grandi e pubbliche). Ma le decisioni spettano all’assemblea che non si può tenere. C’è la Provincia (presiede l’assessore all’ambiente Paolo Equitani) e ci sono i vertici della Talete. Rispondono all’appello amministratori soprattutto di centrosinistra: Alberto Bambini (Acquapendente), Pietro Soldatelli (Nepi), Aldo Moneta (Canepina), Mauro Mazzola (Tarquinia), Leonardo Michelini (Viterbo); per il centrodestra Francesco Ciarlanti (Blera). Arrivano anche Marta (il sindaco Lucia Catanesi) e Capranica. Non bastano: se ne riparla con la Provincia che verrà, sperando che l’interesse sia maggiore.

Intanto, vale la pena entrare più in dettaglio nelle cifre del bilancio dell’Ato (che non è la desinenza di un participio passato, ma l’acronimo di Ambito territoriale ottimale). Quello Lazio Nord – Viterbo comprende 58 comuni della Tuscia e 3 extra-provinciali (Campagnano di Roma, Magliano Romano e Mazzano Romano) che complessivamente hanno speso per il 2014 poco più di 622mila euro per il funzionamento di questa struttura, circa 50mila in meno rispetto alle previsioni. Mica pizza e fichi. E comunque una cifra più che consistente che grava sui bilanci comunali. Il dato che balza subito agli occhi è la spesa per il personale (374mila euro), alla quale va aggiunta quella per gli oneri contributivi (altri 150mila). Il resto (autentiche briciole) riguarda i costi di gestione (32mila), collaborazioni, consulenze e costituzioni in giudizio (60mila). Tutto questo per far funzionare una struttura sulla cui utilità i dubbi sono diffusi e bipartisan. Magari sarebbe il caso di snellire, razionalizzare, anche tagliare con gli stessi metodi usati, ad esempio, per gli enti locali: drastica chiusura dei rubinetti dei trasferimenti e arrangiatevi.

Pochi sindaci presenti: Mazzola, Soldatelli, Moneta e Bambini

Pochi sindaci presenti: Mazzola, Soldatelli, Moneta e Bambini

Per il 2015, la previsione di spesa è di 586.500 euro, ripartiti fra tutti i Comuni che fanno parte dell’Ato. Si va da 636 euro di Tessennano ai quasi 115mila che dovrà scucire il Comune di Viterbo, la municipalità che ovviamente spende di più. E poi Tarquinia (29mila), Civita Castellana (28mila), Montefiascone e Vetralla (circa 24mila), Campagnano (poco più di 20mila) e via via tutti gli altri che spendono in base al numero degli abitanti (in totale la popolazione interessata ammonta a 322.551 cittadini). Somme consistenti che andrebbero ripensate e utilizzate meglio. Anche di questo bisognerà parlare in futuro. Sintesi finale di un amministratore della Tuscia, del quale (per carità di patria) si omette il nome: “Gli Ato? Dovrebbero essere sciolti nell’acido…”.

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