In attesa e nella speranza (per qualcuno vana) di arrivare ad una verità credibile sul rapimento e sull’uccisione di Aldo Moro, la commissione parlamentare d’inchiesta sul caso, presieduta dal deputato viterbese Giuseppe Fioroni, un risultato l’ha ottenuto. Domani, infatti, i membri dell’organo – che ha avviato le sue attività nell’ottobre scorso – ascolteranno un testimone eccellente di quei giorni tragici del 1978, nonché persona molto vicina all’allora presidente della Democrazia Cristiana. Si tratta di monsignor Antonio Mennini, attualmente nunzio apostolico (cioè ambasciatore del Vaticano) in Regno Unito e all’epoca dei fatti, 31enne, viceparroco della chiesa romana di Santa Chiara, e confessore di Aldo Moro. Addirittura, secondo la versione di Francesco Cossiga, ai tempi ministro dell’Interno, Mennini avrebbe impartito l’ultima confessione e l’estrema unzione a Moro all’interno del covo delle Brigate Rosse dove era tenuto prigioniero, e fu un “ufficiale di collegamento” nelle trattative tra la Santa Sede e i terroristi per tentare di salvare il politico.
Intrecci e misteri che potrebbero motivare anche il successivo atteggiamento del Vaticano, che spostò Mennini in giro per l’Europa, avviandolo alla carriera diplomatica (Turchia, Russia, Uzbekistan e oggi Gran Bretagna) e tenendolo lontano dalle varie commissioni d’inchiesta che si sono alternate sul caso. La svolta di oggi, secondo molti analisti, è da ricercare nel mutato atteggiamento di Papa Francesco, che avrebbe detto all’arcivescovo di rendersi disponibile a testimoniare, concordato data e modalità con il presidente Fioroni. Tant’è che domani Mennini arriverà da Londra a Roma, dove si tratterrà giusto il tempo per parlare, ed è altamente probabile che i verbali dell’audizione vengano immediatamente secretati. Della commissione, tanto per stare in tema viterbese, oltre a Fioroni fa parte anche il senatore Ugo Sposetti.
“L’arcivescovo – ha detto Fioroni all’annuncio che Mennini avrebbe testimoniato – è l’uomo che più di tutti fu vicino a Moro dal punto di vista spirituale e grazie a Bergoglio ora è libero di parlare. Potrà affrontare tanti punti: dal suo ruolo in quei giorni, ai suoi contatti, all’impegno di papa Paolo VI nella trattativa per salvare il presidente, e perché questo tentativo non andò in porto”.