Un altro piccolo capolavoro realizzato dagli operatori del Laboratorio provinciale di Restauro che hanno recuperato e restaurato dodici preziose pergamene del Monastero di Santa Rosa. L’intervento è stato coordinato dalla responsabile Maria Graziella Cattafi e si è giovato della insostituibile collaborazione della traduttrice del Centro Studi “Santa Rosa da Viterbo” Eleonora Rava e del professor Attilio Bartoli Langeli dell’Istituto storico italiano per il Medioevo. Il coordinamento tecnico è stato curato da Paola Sannucci che, nel corso di un incontro in programma stamattina presso il Monastero delle Clarisse nella sala del Pellegrino, descriverà gli interventi che hanno permesso la conservazione dei preziosi documenti.
Le dodici pergamene rientrano nel fondo pergamenaceo denominato “Le pergamene del monastero di Santa Rosa” costituito da quaranta esemplari manoscritti, dei quali quindici risalgono al XIII secolo, ventuno al XIV e quattro al XV secolo. Il fondo è stato trasferito nel corso dell’anno 2002 dall’Archivio di Stato di Roma a quello di Viterbo. Le pergamene costituiscono un’ importante fonte per la conoscenza delle condizioni di vita della città di Viterbo in un periodo che va dal XIII al XV secolo. Non contengono solo informazioni relative al monastero ma anche atti relativi a privati. Le 12 pergamene resteranno esposte al pubblico dal 19 al 22 marzo nel complesso del Monastero.
“Con grande piacere – sottolinea il presidente della Provincia Marcello Meroi – presento questo ennesimo intervento di restauro realizzato dal Laboratorio provinciale, che rappresenta un’autentica eccellenza nel campo della recupero e della conservazione dei beni culturali. Una realtà che si è rivelata essenziale in tutti questi anni per conservare e tramandare la memoria storica, unendo presente e passato e favorendo il contatto fra i cittadini di Viterbo e della Tuscia e il loro inestimabile patrimonio storico e culturale”.
“Il recupero ed il conseguente restauro delle dodici pergamene – annota l’assessore provinciale alla cultura Giuseppe Fraticelli – è stata un’altra sfida ambiziosa che gli operatori del Laboratorio hanno raccolto e vinto. Perché prendere in mano opere d’arte e manoscritti antichi non è uno scherzo e senza la dovuta professionalità si corre il rischio di comprometterne definitivamente la qualità. Un rischio questo che non hanno mai corso le opere che sono state affidate al Laboratorio provinciale”.
In materia di conservazione e restauro dei beni culturali, il Laboratorio costituisce un punto di riferimento nel territorio, non solo per il servizio qualificato fornito alle utenze museali, ma anche per il suo ruolo di sostegno nel dialogo con gli organi statali di tutela e con gli istituti formativi e di ricerca; interviene in particolare nella manutenzione, conservazione e restauro di opere mobili del territorio provinciale di proprietà degli enti locali, ecclesiastici o d’altra pertinenza riconosciuta di “interesse locale”. La struttura, attiva dal 1979 con il contributo della Regione Lazio, è operativa in tre settori di intervento: dipinti su tela, materiali ceramici e materiali cartacei e membranacei.