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Torna l’esercito del Tuscia in jazz

La versione "spring" della creatura firmata da Italo Leali

Italo Leali, direttore del Tuscia in jazz

Italo Leali, direttore del Tuscia in jazz

E per quanti non se ne fossero accorti (errare è umano, perseverare è in quell’altro modo), da un paio di mesi su internet non si parla d’altro. A Viterbo no, invece. Ma la faccenda è arcinota: qui si fa tutto con calma.
Comunque. Per Pasqua nella città dei papi torna il Tuscia in jazz, parentesi spring. Quel mega-contenitore musicale giunto alla versione 2.0. In primis perché si va incontro al secondo anno consecutivo all’ombra della Palanzana. Secondo poi, il 2.0 è sinonimo di evoluzione. Intelligente forte, si direbbe, almeno sfogliando il programma.
Dunque. Si parte giovedì 2 aprile e si chiude lunedì 6, per Pasquetta. Con un cartellone gonfio così di nomi pesanti. Ci sta Fabrizio Bosso, giusto per citarne uno. Ma volendo anche i vari Kurt Rosenwinkel, Rita Marcotulli, Enrico Mianulli, Aldo Bassi e numerose altre colonne internazionali dello spartito. Insomma, la qualità non manca. E il canovaccio è quello di sempre.
Accanto a loro ecco il lato innovativo della rassegna. Ossia la fusione del jazz con le contaminazioni più disparate. E quindi largo spazio alla bohème di Riccardo Arrighini, alla pittura di Stefano Cianti, alla poesia, alla danza, e a svariate forme artistiche che amplieranno i contenuti.
Terzo, e va sottolineato col matitone rosso, la scaletta è piena di viterbesi. Enrico Mianulli, Michele Villetti, Gianmarco Casani (direttore dell’orchestra sinfonica di Roma), Alessandro Vettori… Eccellenze locali assolute, i nostri mostri sacri. I consueti profeti non in patria. “Anche lo staff è di casa – sottolinea il direttore, Italo Leali – Luca Ciccioni e Mirko Gerunzi sono collaboratori eccelsi. Ci sembrava poi giusto omaggiare la nostra provincia. Dando risalto a chi, da tempo, lavora fuori con passione e ottimi risultati. In più in questo modo possiamo offrire un qualcosa di più completo. Di accattivante”.
E i risultati sono già visibili. L’ultimo aspetto da tener in forte considerazione è legato al turismo. Che fa rima con Tuscia in jazz in modo prepotente.

Fabrizio Bosso, sul palco del Tuscia in jazz venerdì 3 aprile

Fabrizio Bosso, sul palco del Tuscia in jazz venerdì 3 aprile

Quasi centoventi saranno infatti i ragazzi che parteciperanno ai seminari. Piantati ad hoc in siti ad alto interesse storico e architettonico (Museo della ceramica, sala degli Almadiani, Palazzo dei papi) tra mattina e pomeriggio. Provenienze? “Copriamo l’intero Stivale – prosegue il Leali non Fausto – Vicenza, Ancona, Milano, Avellino, Napoli, Monza, Torino e chi più ne ha più metta. Usciamo poi fuori dai confini, Inghilterra, Francia, Belgio, Danimarca, Repubblica Ceca, Grecia, Russa”.
Lorsignori, ovviamente, soggiorneranno in città. Visiteranno, compreranno, mangeranno e si divertiranno, magari anche insieme alle famiglie. Fornendo da un lato una ventata d’ossigeno alle attività locali. Dall’altro, tornati in patria, spingeranno il marchio Tuscia un po’ dappertutto.
Chiusura. Non sono ancora noti spese e finanziamenti. Intorno al 20 di questo mese comunque la direzione, come da prassi, fornirà ogni dato inerente in conferenza stampa. Semmai qualcuno volesse seguirli sarebbe di sicuro una bella cosa.

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