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Stracci e pioggia: cronaca di una fiera Annunziata

Oggi il centro storico sarà invaso dal solito, inutile, mercato

Il proverbiale tritaortaggi: immancabile in ogni cucina moderna

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Dall’alba al tramonto, e detto così assomiglia davvero ad una minaccia. E questo alla fine è diventata la fiera dell’Annunziata, almeno per tutti quelli che abbiano compiuto il quattordicesimo anno di età. Già, perché solo i bambini possono essere contenti in mezzo all’accozzaglia di merci, odori (spesso non buoni) e dialetti di tutto il mondo che colonizzeranno il centro storico della città dal tramonto all’alba, appunto.

Un evento che nel corso degli anni ha smarrito ormai qualsiasi collegamento con la tradizione (25 marzo, l’annunciazione alla Beata vergine), figuriamoci il senso pratico. Perché la fiera dell’Annunziata non fa girare l’economia (almeno non quella emersa…), non valorizza prodotti locali, né tanto meno incrementa il turismo, visto che già fuori dai confini della provincia nessuno la conosce, né vorrebbe venire a vederla. Lo stesso discorso che si fa ogni anno per la fiera di Santa Rosa: entrambe, così, non hanno senso.

Chilometri e chilometri di paccottiglia, spesso di fabbricazione straniera, così come stranieri sono molti venditori che arrivano direttamente dalla capitale, in pullman o col treno, per ampliare il loro mercato per un giorno. Le eccezioni e le eccellenze sono rarissime, ridotte di anno in anno in banchi storici che, tuttavia, si potrebbero sempre visitare al mercato settimanale del sabato, senza bloccare la città.

Già, perché il paradosso è che questo suk invade le strade del centro e impedisce qualsiasi altra attività. E’ parliamo di un giorno feriale, in cui la gente normale lavora (o dovrebbe farlo). Difficile accedere agli uffici o agli studi professionali, difficile persino uscire di casa per i residenti del centro storico. Difficile dribblare i bengalesi e i pachistani che vorranno appioppare l’irrinunciabile oggettino (quest’anno andrà alla grande il bastone da selfie: preparatevi), così come i napoletani in trasferta per smerciare pacchi di calzettoni. Gli unici contenti, appunto, i pupi a caccia di zucchero filato o di noccioline, qualche tossico da porchetta e poco altro. I meno contenti: gli operatori di Viterbo Ambiente che alla fine della fiera (è il caso di dirlo) dovranno ripulire tutto. Come se non bastasse, come da tradizione, le previsioni annunciano pioggia a catinelle: un classico.

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