Tirato in ballo per un’intercettazione nell’inchiesta sugli appalti per le grande opere (avrebbe chiesto al manager Burchi di trovare lavoro a qualche persona), il senatore viterbese Ugo Sposetti ha smentito e se l’è cavata con classe: “E’ falso. Ho provato solo a dare una mano, come fa la Caritas”. E viene da sorridere, se la frase è pronunciata proprio da chi proviene dalla tradizione comunista più pura. No, meglio raccontare di un altro episodio – di tenore del tutto diverso – di cui è stato protagonista l’ex sindaco di Bassano in Teverina. E per farlo viene in aiuto la preziosa e deliziosa rubrichetta Dietro le quinte, che quasi ogni giorno dal Corriere della sera scodella storielle interessanti e retroscena del Palazzo.
Giusto ieri si parlava di Sposetti. Che uscendo dal Senato ha inavvertitamente indossato un cappotto che non era il suo, ma apparteneva al collega Franco Carraro. Sì, proprio lui: oggi parlamentare di Forza Italia e già sindaco di Roma (socialista), tre volte ministro, presidente del Milan, del Coni, della Federcalcio e, in gioventù, campione italiano di sci nautico. Uno scambio “bipartisan” dei soprabiti, lo definisce il Corriere, con tanto di effetti personali, “comprese le chiavi di casa”, subito risolto grazie all’accortezza degli stessi senatori. Ma è qui che Sposetti ha sfoderato un aneddoto dalla sua lunghissima carriera politica.
“Una volta – ha raccontato – ad una riunione sindacale a Montalto di Castro a me il cappotto lo hanno rubato”. Vatti a fidare dei sindacalisti, direbbe qualcuno (magari Marchionne, magari Renzi). E invece viene da pensare a quelle riunioni fiume di una volta, tra fumo di Nazionali e discorsi sulle “convergenze parallele” e maglioni a collo alto e poster di Lama alle pareti. Montalto, poi, che Sposetti ha frequentato a lungo negli anni Settanta e Ottanta, quando da presidente della Provincia, insieme al suo Pci, si battè tanto per la centrale nucleare (poi convertita) e per creare occupazione in una zona allora depressa della Tuscia e non solo. E in cambio di tutto questo qualcuno gli rubò il cappotto: alla faccia della riconoscenza, alla faccia della solidarietà tra compagni, sempre che il ladro sia stato dello stesso credo di Sposetti. (Ma più probabilmente si sarà trattato di qualche democristiano).
In ogni caso, un’altra puntata della politica dei cappotti. Dopo il loden di Monti e quello di Mattarella, ecco il paltò del compagno Ugo. Come dicono a Cuba nei rarissimi giorni di gelo: hasta el bavero siempre.