C’è il testamento di un nobile viterbese che lasciava i suoi (ingenti) beni alle quattro figlie (un castello, la terra circostante, compresi seminativi, bosco, corsi d’acqua, pascoli, eccetera eccetera). C’è la facoltà di deviare una volta alla settimana il corso del ruscello Respoglio per irrigare la terra circostante. C’è una lettera “graziosa” (perché concede grazie, appunto) di papa Alessandro IV che consente di ottenere 40 giorni di indulgenze a chi avesse visitato la chiesa di S. Rosa l’11 agosto (festa di Santa Chiara da Assisi). Ma c’è pure anche una lettera “intimatoria” di un pontefice che impone di proseguire e intensificare il culto in onore di Santa Rosa. E ancora che cosa mangiavano a colazione, pranzo e cena le clarisse con tanto di nota per le spese sostenute e anche con l’indicazione del luogo dove avvenivano i pasti. E anche un documento su una complicatissima querelle che si trascinava da una ventina d’anni (anche qualche secolo fa non è che i tempi della giustizia brillassero per celerità…). Tutto questo e altro ancora è venuto alla luce durante il lavoro di recupero e traduzione di alcune pergamene custodite nel monastero della patrona. Un’azione portata brillantemente a compimento dai tecnici del Laboratorio provinciale di restauro, un’assoluta eccellenza della Tuscia che, nelle prossime settimane, a causa del pesante ridimensionamento delle competenze attribuite alle Province, rischia seriamente una fine ingloriosa. Lo grida ad alta voce la direttrice Paola Salucci che in quella struttura ci lavora da una trentina d’anni e che ha visto ridursi il numero degli operatori dagli iniziali venti agli attuali nove. Un fiore all’occhiello che, insieme al Consorzio biblioteche, passa come l’intero settore cultura sotto la competenze delle regioni. “Già dallo scorso anno – interviene il presidente uscente della provincia Marcello Meroi da sempre fortemente critico sul progetto di riordino – la Regione Lazio avrebbe dovuto deliberare su come inglobare (e finanziare) questo settore. Non lo ha ancora fatto”. Ma la Pisana è in ottima compagnia: anche le altre 19 regioni non hanno fatto assolutamente nulla in questo campo.
All’appello della dottoressa Salucci si associano lo stesso Meroi, il sindaco Leonardo Michelini (“La candidatura di Viterbo a capitale italiana della cultura passa attraverso il salvataggio di strutture di assoluto livello come il Laboratorio e il Consorzio”) e l’assessore provinciale alla cultura Giuseppe Fraticelli (“In questi anni da amministratore, ho sempre cercato di reperire risorse per consentire una vita dignitosa alla nostra struttura di restauro: continuerò ad impegnarmi anche come privato cittadino”). Tutti insieme appassionatamente per salvare Laboratorio di restauro e Consorzio biblioteche con la consapevolezza che le competenze e quindi le maggiori responsabilità ricadono nella sfera di Zingaretti.
L’ultimo intervento portato brillantemente a buon fine riguarda 12 pergamene appartenenti al fondo pergamenaceo denominato “Le pergamene del monastero di Santa Rosa” costituito da quaranta esemplari manoscritti, dei quali quindici risalgono al XIII secolo, ventuno al XIV e quattro al XV secolo. Il fondo è stato trasferito nel corso del 2002 dall’Archivio di Stato di Roma a quello di Viterbo. “E’ stato un percorso esaltante – sottolinea la traduttrice Eleonora Rava nell’illustrare i contenuti che saranno visibili in una mostra aperta fino a domenica – che ha permesso di scoprire tanti aspetti finora sconosciuti di quella che era Viterbo alcuni secoli fa. In particolare, risalta una delibera del 1512 con la quale diventa istituzionale in eterno la processione in onore della patrona da tenersi il 4 settembre di ogni anno. Un lungo corteo verso la chiesa guidato dalle autorità cittadine, podestà in testa, e coronato dalla possibilità di ricevere indulgenze. Come pure si ha notizia di un’altra processione con il corpo della santa portato in giro per la città in occasione di una pestilenza”. Un’autentica miniera di notizie e curiosità per conoscere la storia di una città che aveva un ruolo di rilievo già a partire dal Duecento. Un ruolo, forse, decisamente più importante rispetto a quello attuale. Ma questo è un altro discorso…