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Riforma della Rai? Comincino ad abolire le sedi regionali

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenica

Nicola Savino

Nicola Savino

Ora che è tornata di stretta attualità la riforma della Rai, è il caso di dedicare qualche riflessione ad un tema che, in realtà, ai cittadini interessa pochissimo, ma che invece è sensibilissimo per l’intera classe politica che da sempre considera l’azienda di viale Mazzini “cosa sua”, nella quale poter mettere le mani a proprio piacimento.

La Rai, dunque, è il servizio pubblico per eccellenza e proprio per questa ragione viene “controllata” da una commissione parlamentare, sulla cui utilità è lecito esprimere più di qualche dubbio. E già questa è un’anomalia tutta italiana che non ha riscontri in nessun altro paese civile del mondo. E forse neppure in quelli cosiddetti incivili. Un manipolo di deputati e senatori che analizza come si fa televisione o radio? Già il solo pensarci mette i brividi.

L’altra fondamentale anomalia è costituita dal fatto che la Rai incassa quattrini sia dal canone (il balzello più odiato dagli italiani) che dalla pubblicità. Delle due l’una: o il servizio è davvero pubblico (e quindi non si capisce perché si debbano drenare ingenti risorse anche dal mercato pubblicitario) oppure il canone va abolito.

La terza anomalia (anch’essa tutta italica) riguarda il fatto che il proprietario del principale concorrente della tv di Stato, per vent’anni e ancora oggi sia un uomo politico di rilievo che ha avuto un ruolo di primissimo piano. Per dirla tutta, Berlusconi è stato per anni il capo di Mediaset e della Rai contemporaneamente. Fantastico. Basti pensare all’ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini, premiato per la sua fedeltà con un seggio parlamentare.

Ancora non è dato sapere come Renzi intenda muoversi praticamente, al di là delle affermazioni di principio: fuori i partiti, spazio alla professionalità e alla bravura eccetera eccetera…In ogni caso, un umilissimo consiglio alla futura governance va subito dato: che si metta mano immediatamente alle sedi regionali. Quanto di più inutile e costoso possa essere stato mai concepito dalla mente umana. Basta seguire il TgLazio, anzi il TgRoma. Già, perché la stragrande maggioranza delle notizie e dei servizi sono dedicati alla Capitale: al resto delle province del Lazio solo pochissime briciole. E ora che i corrispondenti dai capoluoghi sono andati in pensione senza essere sostituiti, la situazione è ancora di più peggiorata. Come se viterbesi, frusinati, pontini e reatini non pagassero il canone come i romani… Persino i collegamenti per la situazione del traffico sono interamente dedicati ai problemi di Roma e dintorni. L’altro giorno sono stati capaci di mandare in onda un servizio sulla mostra (ovviamente a Roma) dedicata alla civiltà armena che, con tutto il rispetto, interessa come il campionato di calcio ugandese durante i mondiali. Incredibile. Domanda: se quella mostra si tenesse a Viterbo o a Latina avrebbe meritato un servizio sul Tg della 14?

E allora Renzi, il governo, la maggioranza e l’opposizione mettano pure mano alla Rai, ma seriamente e con una seria cura dimagrante. Tutto il resto è solo parlarsi addosso.

Buona domenica.

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