Niente accertamenti diagnostici affidati ad un’associazione esterna. Nelle more della discussione del nuovo atto aziendale della Asl di Viterbo – avvenuta nei giorni scorsi in Regione, dalla quale si attende ora l’approvazione o la bocciatura – viene accantonata un’ipotesi che tanto aveva fatto discutere nei mesi scorsi. La prospettiva cioè di assegnare ad un’associazione di promozione sociale romana, la Sviluppo e progresso in sanità sps, esami quali Tac, Rmn, ecografie e mammografie. Negli ospedali di Belcolle, Acquapendente, Tarquinia e Civita Castellana.
Nella discussione dell’atto l’idea è uscita di scena, nonostante sia stata sperimentata per 45 giorni lo scorso novembre. “Ed è costata 24mila euro, come progetto. Soldi che sarebbe stato più utile investire in altri modi per la sanità viterbese o per i pazienti”, come sottolinea il capogruppo del Nuovo Centrodestra in consiglio regionale, Daniele Sabatini, uno dei più pronti a sollevare il caso in autunno. Quando molti viterbesi in lista per sottoporsi ad accertamenti, erano stati contattati per anticipare la visita: una tempistica che aveva fatto insospettire, data l’atavica lentezza di questo genere di procedure. Il mistero era stato svelato: non era il personale della Asl ad eseguire gli accertamenti, ma gli esterni dell’associazione. Quindi non dipendenti pubblici (precari o a tempo indeterminato), ai quali la stessa Asl ascriveva tra l’altro le responsabilità delle prestazioni.
A parte questo, per Sabatini l’atto aziendale resta comunque pieno di lacune, partito già zoppo dopo che all’assemblea dei sindaci erano presenti soltanto 14 primi cittadini sui 60 che esprime la Tuscia. “Non solo ci troviamo in presenza di un atto aziendale presentato da un commissario straordinario che, per la normativa vigente, non potrebbe essere nominato, ma si tratta di un documento che presenta innumerevoli vizi oggettivi – dice Sabatini – Ci sarebbe inoltre piaciuto approfondire alcune questioni tecniche alla presenza di un rappresentante della commissione di valutazione degli atti aziendali della Regione, che ha mosso diversi rilievi su questo documento della Asl di Viterbo, ma per colpevole inerzia del presidente Rodolfo Lena, di cui abbiamo chiesto le dimissioni, ciò non è stato possibile. Dalla scarna fotografia presentata dal commissario straordinario, in barba alla spending review, emergono diverse criticità tra le quali lo spacchettamento di numerose unità operative complesse. Non vorremmo trovarci di fronte al tentativo, attraverso queste operazioni, di far prevalere la politica delle tessere a quella sanitaria. Per fortuna almeno la diagnostica è salva, e non grazie all’operato del commissario Macchitella”.