Il gioco dell’oca, lungo le rive del lago di Bolsena, prosegue senza sosta. Se ne è parlato proprio su queste colonne qualche giorno fa. Quando il vice sindaco Angela Catanesi aveva spiegato come mai le suddette oche, quelle “canadesi”, a breve sarebbero state trasferite da Capodimonte.
Nonostante però il parere istituzionale, ecco una nuova nota giunta in redazione. A inviarla è ancora la signora Vera Risi, che annuncia subito il fatto di non appartenere ad un movimento. Ma quando batte i tasti al computer, agisce da sola. Anche se poi altre persone la pensano come lei. Proprio per questo avevamo scritto “movimento” con le virgolette… Comunque, ne prendiamo atto e andiamo a soddisfare i freschi quesiti della Risi. Attraverso le parole dell’assessore provinciale all’agricoltura, caccia e pesca, Franco Vita.
“In primo luogo il volatile – spiega Vita – non è una specie autoctona. Alcune coppie sono state infatti introdotte illegalmente negli anni 90. Poi si sono riprodotte, raggiungendo circa 60 esemplari, entrando in competizione con altre popolazioni di avifauna acquatica, e incidendo negativamente sull’equilibrio biologico del bacino. Oltretutto riconosciuto come ‘Sito di interesse comunitario’ e ‘Zona a protezione speciale’. Inoltre le stesse hanno l’abitudine di soffermarsi sulle spiagge e sui prati limitrofi destinati ai bagnanti, ricoprendoli di escrementi”.
E questa è la premessa. “Il Comune di Capodimonte ha quindi chiesto un intervento urgente per ridurre il numero di esemplari – prosegue – che determinano gravi conseguenze igienico sanitarie, come attestato dal medico veterinario della ASL e dal Corpo di Polizia locale.
Ecco perché l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale) ha ideato insieme all’Università della Tuscia un ‘Piano di eradicazione della popolazione di oche canadesi (Branta canadensis) del lago di Bolsena tramite cattura e trasferimento in ambienti confinanti’”.
Spiegazioni di contorno. “Le istituzioni scientifiche da anni si battono per togliere dagli ambienti naturali specie introdotte artificialmente e che sul piano biologico e naturalistico non meritano la conservazione. Per quanto riguarda la loro destinazione, non essendo specie ‘cacciabile’, è stato emanato un bando per l’assegnazione a bioparchi, zoo, aree faunistiche (non venatorie), enti pubblici, soggetti privati (comprese le aziende agricole), gli agriturismo, le fattorie sociali, le fattorie didattiche. I quali dovranno mantenerle in ambienti idonei ed impedire che tornino in libertà”.
Chiusura. “Pertanto – conclude Vita – alle oche non verrà arrecato alcun male. Con questa operazione si andranno però a tutelare tutte quelle specie che popolano il lago, che sono decine, alcune ormai anche stanziali, e che potremo continuare ad ammirare in prossimità delle rive”.
Amen.