16112024Headline:

Provincia, mamma li tutor

Saranno installati su cinque strade della Tuscia. Cosa sono e come funzionano

Il comandante della polizia provinciale Enrico Spaziani e l'assessore Giuseppe Talucci Peruzzi

Il comandante della polizia provinciale Enrico Spaziani e l’assessore Giuseppe Talucci Peruzzi

Arrivano i tutor, e prima di lanciarsi in polemiche da arruffapopoli bisognerebbe capire bene di cosa si parla. Così la Provincia – che nei prossimi mesi piazzerà questi sorveglianti elettronici su cinque tratti delle strade della Tuscia, per un totale di una decina di chilometri interessati degli oltre 1500 della rete viaria viterbese – ha convocato una conferenza stampa per spiegare le ragioni del progetto e il suo funzionamento. Partendo da una premessa chiave (e se non si capisce questa è tutto inutile): il tutor – al plurale si dovrebbe dire tutores,  ma lasciamo perdere- non è un autovelox.

NIENTE AGGUATI “Lo sottolineo con forza – ha detto il presidente Marcello Meroi – perché da deputato e membro della commissione trasporti, all’epoca, mi battei molto per evitare che gli autovelox venissero usati dalle amministrazioni comunali sulle strade importanti, per un utilizzo indiscriminato volto soltanto a far cassa”. La diversità del tutor è tutta qui: nessun agguato agli automobilisti, niente scatti rubati da dietro una siepe o con un’auto civetta e cartelli di avvertimento illeggibili, ma tutto trasparente. “Si controlla un tratto di strada ben definito – spiega l’assessore Giuseppe Talucci Peruzzi – e prima si avverte chiaramente la popolazione. Lo strumento poi non serve a verificare la velocità massima in un punto, ma misura la velocità media di percorrenza di quel tratto: se è superiore ai limiti scatterà la sanzione. I varchi sono ben visibili, sovrastano la carreggiata: chiunque si accorge facilmente che sta entrando nella zona tutor, e se va troppo veloce può ridurre l’andatura per rientrare nella media ed evitare multe”. Di più: il funzionamento notturno e col maltempo lascia cadere anche le ultime perplessità, così come l’inattaccabile alibi degli amministratori provinciali, che tra un mese andranno a casa e dunque non dovrebbero avere secondi fini.

SICUREZZA ED INTROITI Lo scopo è quello di ridurre gli incidenti, e infatti i punti che saranno coperti dalla vigilanza sono stati individuati dopo attenti studi dell’apposito osservatorio. Ci sono stati confronti anche con quelle realtà che hanno già attuato il progetto in altre zone d’Italia, da Ascoli Piceno a Novara e Ferrara. E c’è anche un’altra ragione: palazzo Gentili – che manterrà la competenza sulla viabilità anche dopo la riforma prevista tra poche settimane – deve sostenere la manutenzione della rete stradale, ordinaria e straordinaria. L’emergenza invernale è stata affrontata con immensi sacrifici: gelo, neve, vento e frane hanno dato fondo a tutte le riserve finanziarie disponibili. E’ mancato il gettito della Rca, si sono aggiunte anche le strade ex statali da curare, e bisogna pensare al futuro: “Fare polemiche sulle buche è troppo facile – dice Meroi riferendosi agli attacchi di Noi con Salvini e Patriae, che potete leggere in allegato e che lasciano sospettare anche qualche ruggine personale – ma parliamo di problemi e soluzioni nazionali. Tutto funziona se tutti fanno la loro parte, dal Governo all’Astral. Le entrate del tutor ci consentiranno gli interventi, ma di qui a farla passare come un’imposta fiscale, una vessazione, ce ne corre. Il discorso vale per l’autovelox, non per il tutor”. In futuro ci dovrebbe essere un’apposita voce di bilancio per il gettito scaturito dalle multe: con la ditta che si aggiudicherà la gara europea che tratterà una quota fissa e il resto – a seconda dell’entità della sanzione – che finirà nelle casse provinciali.

Il tratto della Cimina in direzione Viterbo dove finirà la copertura tutor

Il tratto della Cimina in direzione Viterbo dove finirà la copertura tutor

DOVE SARANNO POSIZIONATI E veniamo ai punti interessati dagli occhi elettronici, scelti dopo gli studi di cui sopra e fissati dal decreto firmato dal prefetto il 10 luglio scorso. La Cimina, dal chilometro 2.00 al 3.75 (dopo il distributore delle Caserme in poi). La Verentana, dal km 16.30 al 18.50 (tra Capodimonte e Valentano, in un tratto in cui si sono verificati tanti incidenti mortali). La Tuscanese, dal km 17.00 al km 21. La Teverina, dal km 5 al km 7, cioè nella terribile discesa dell’Acquarossa. E naturalmente sulla Nepesina, dal km 13 al 14.4, prima di Civita Castellana, dove già si sta sperimentando il sistema. “E’ proprio qui, quando siamo andati a fare il collaudo – ricorda il dirigente responsabile Alberto Pecorelli – che mi sono convinto che questa misura fosse necessaria. C’erano le auto della polizia provinciale, con tanto di lampeggianti in funzione, e mentre facevamo le nostre valutazioni sono passati almeno tre mezzi pesanti ad oltre cento chilometri all’ora. Immaginate cosa avrebbero potuto provocare in caso di incidente… E le lapidi, e i fiori in quel tratto di strada testimoniano che lì, di scontri, ce ne sono stati già tanti, troppi”.

IL CENTRO DI CONTROLLO Bisognerà aspettare ancora qualche mese prima che i tutor vengano installati: il bando europeo è stato pubblicato due mesi (“per dare la possibilità di una massima partecipazione”, dice Pecorelli), la prossima settimana la commissione si riunirà per una valutazione tecnica, poi si passerà all’aggiudicazione definitiva. Nella sede della polizia provinciale ci sarà una sala controllo, come ha spiegato il comandante Enrico Spaziani: “Sei agenti e tre dipendenti della ditta controlleranno i dati elaborati automaticamente dai computer. Poi ci saranno le eventuali notifiche, anche se ci auguriamo che siano poche, che i cittadini rispettino le regole e i limiti. Lo scopo è quello”. Già, perché prevenire è meglio che curare, ammesso che un incidente grave lasci qualcosa che si possa ancora salvare.

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