Il fiocco è gialloblu, perché anche nella giungla dei social network vale la pena ricordare le origini. Gli iscritti sono quasi cinquemila, in crescita esponenziale. Il titolo è accattivante: “A me non serve più…”, con quei tre punti di sospensione che invitano ad andare oltre, invitano alla scoperta. E poo la domanda: “Chi lo vuole?” E’ il gruppo di riciclo partecipato, dedicato a Viterbo e che sta ottenendo un grande sucesso su Facebook, cavalcando la scia già intrapresa da altri gruppi nati negli ultimi tempi in altre zone d’Italia e anche a livello nazionale.
La filosofia di questa comunità virtuale è semplice, ed è spiegata bene nel regolamento, da leggere dopo che si è stati accettati dal gruppo (che è chiuso e dunque bisogna fare domanda d’iscrizione): “Lo scopo principale è quello di riciclare oggetti che in casa nostra hanno esaurito utilitàù, regalandoli a qualcun altro che ha voglia o necessità di utilizzarli di nuovo, evitando così di intasare le nostre soffitte e le discariche di oggetti ancora funzionanti”.Il discorso vale per il territorio viterbese, ma chi volesse offrire cose ubicate in altre parti d’Italia basta indicare il luogo. E’ nato anche un nuovo termine “regaciclare”, una crasi tra regalare e riciclare, per mettere insieme i due scopi principali della comunità.
La procedura è semplice, ed è spiegata dai gestori della pagina: “Una volta pubblicato l’annuncio l’oggetto verrà regaciclato al primo membro che ne farà richiesta publica, ferma restando la libertà di ogni iscritto di scegliere in base ad altri criteri”. E naturalmente: “E’ vietato fare pressioni di qualsiasi tipo nei confronti del donatore”. Niente stalker, insomma. Così sono banditi tutti coloro che potrebbero fare commercio degli oggetti ricevuti in dono o, allo stesso tempo, che vorrebbero vendere qualcosa: qui gli unici verbi ammessi sono regalare e riciclare. E il rischio di essere bannati – cioè cacciati – è concreto.
Ma cosa si trova tra gli annunci? Praticamente di tutto. Dalle televisioni alle telecamere, ai cellulari (senza caricabatterie), fino alle piantine di nespole (sarà la primavera). E ancora: un naso rosso da clown – utilissimo, per svoltare certe serate pallose tra amici -, libri, pure la mitologica enciclopedia del corpo umano, un set completo di abbigliamento per un neonato (tenero), e anche un sonaglio per bambini, ma che al limite può essere usato anche “per far giocare i gatti”. E ancora: abiti, tute, oggetti per la casa, naturalmente qualche regalo di compleanno, o di Natale, doppione. Tutto usato, tutto in stato discreto.
E la rete cresce, e si organizza: i punti di ritiro degli oggetti sono infiniti, dai bar, ai posti di lavoro, da La Quercia a Montefiascone. E i nostri, oggi, si troveranno per un “Gioveciclo”, alla caffetteria di via Oslavia: per scambiarsi altri oggetti, d’accordo, e magari anche per conoscersi di persona. “Ah, sei tu quello che mi ha regaciclato quell’orribile magliettina di spugna, tipo mare? Bene, bene”.