Lunedì vi abbiamo raccontato di quel cittadino viterbese che ha rivoluzionato la sua abitazione e il sistema con il quale produrre energia. Per riscaldare la casa e per produrre acqua calda sanitaria. Un’operazione radicale, che unisce la tecnologia ai principi di rispetto dell’ambiente e alla conservazione del calore, e che viene già adottata in modo diffuso in alcuni Paesi del nord Europa. Oggi si sta diffondendo anche in Italia, benché qui ancora vadano per la maggiore i sistemi (tutto sommato più costosi, spesso scomodi e con maggiore impatto ambientale) a gas, legna o pellet.
Adesso parla il progettista di questo intervento, l’ingegnere Fabio D’Achille di Vetralla, il quale adesso fornisce ulteriori particolari e considerazioni.
“L’esigenza principale del committente era quella di utilizzare l’energia elettrica, generata dai pannelli fotovoltaici installati sul tetto dell’abitazione, per riscaldare gli ambienti e per produrre acqua calda sanitaria – spiega D’Achille – Si è cercato di raggiungere l’obiettivo mediante l’installazione di una pompa di calore e di un termo accumulatore (volano termico), con la funzione di immagazzinare l’energia prodotta da vari generatori (tra cui anche pannelli solari termici ) e restituirla per il riscaldamento e per la produzione di acqua calda sanitaria”.
Secondo il progettista, sono due gli aspetti da mettere in evidenza, quello energetico e quello tecnico. “Dal punto di vista energetico – dice D’Achille – il rendimento delle pompe di calore varia con la temperatura esterna invernale, causando aumenti di assorbimento energetico nei giorni più freddi. Inserendo un accumulo e fornendo così maggiore inerzia termica al sistema, siamo riusciti ad evitare gli inutili picchi di potenza che avrebbero messo in difficoltà la pompa di calore installata. Nella nostra zona comunque, anche nei giorni più freddi, il rendimento delle pompe di calore risulta superiore a quello di tutti i generatori alimentati da combustibili fossili come gas e gasolio o da biomasse. Il rendimento globale stagionale di un impianto a pompa di calore è di circa il 120%, mentre quello di un impianto di tipo tradizionale è di circa l’80%. Da questo dato emerge chiaramente il risparmio energetico che deriva da questo tipo di intervento”.
C’è poi l’aspetto tecnico: “In questo caso, l’installazione del termoaccumulatore combinato ha apportato flessibilità e facilità di utilizzo dei vari generatori presenti – sostiene l’ingegnere – Questa flessibilità di utilizzo delle varie sorgenti di calore permette di poter adattare il funzionamento dell’impianto alle esigenze dell’utente. L’installazione, nel nostro caso, è risultata abbastanza agevole e non ha comportato interventi sulle murature; le scelte fatte in accordo con l’impresa installatrice, la Sr Impianti di Roberto Starna, sono risultate molto convenienti. Oltre al risparmio energetico dato dalla realizzazione del cappotto esterno, si è ottenuto un incremento dei valori dei rendimenti di distribuzione e di emissione dell’impianto mediante l’installazione di valvole termostatiche sui radiatori e di un circolatore a portata variabile”.
Insomma, trasformare la propria abitazione in un impianto energetico a tutti gli effetti, ecologico e con sensibili risparmi in termini economici (anche grazie ai contributi e agli sgravi fiscali previsti dal Governo), potrebbe essere una strada anche per rilanciare l’attività delle ditte che operano in questo campo. Ma al di là della validità dell’idea, servono anche cittadini consapevoli e aggiornati, pronti a sposare l’idea. L’ingegner D’Achille conferma: “La lungimiranza del committente non si può negare, ed è stata di fondamentale importanza”.