Quali sono gli utilizzi (intelligenti) della canapa? Quell’aggettivo, intelligenti, non è piazzato lì per caso. In quanto da prassi, quando si parla appunto di canapa (o meglio ancora, di cannabis), la direzione che prende il cervello è normalmente una sola. Ora, provando per un attimo a tralasciare la faccenda legata a Bob Marley e ai suoi discepoli, e abbracciando finalmente il crescente bisogno (questo si, intelligente) di adottare stili di vita alternativi, soprattutto in chiave di sviluppo sostenibile, ecco a cosa si può arrivare manipolando la pianta verde delle mille discordie.
Si parte da una semplice premessa: è stata usata nei secoli, e lo è ancora, in maniera del tutto proficua ed utile alla società. Prima dell’avvento di quella modernizzazione che, a conti fatti, ha portato più disagi che agi.
Un esempio pratico e lampante è quello di Henry Ford. Il papà della Fiesta e della Mondeo. Colui il quale, già nella prima metà del novecento, realizzò carburante a base di “sativa” (così si chiama la specie). La vettura-esperimento portava il nome di Hemp Body. E non solo andava a canapa, ma addirittura la carrozzeria era realizzata con la medesima fibra. Quel gioiello però non entrò mai in commercio. Poiché non in sintonia con le linee guida suggerite (ops, imposte) dai magnati del petrolio e dell’acciaio. Si sta parlando del lontano 1941. Sull’argomento calò un pesante e silenzioso sipario. Solo negli ultimi tempi invece si è tornati a discuterne. In ottica di rilancio sostenibile, appunto.
A tal proposito questo venerdì (ore 16), di dentro alla Camera di commercio a Viterbo, in via Fratelli Rosselli, si terrà la conferenza dal titolo: “Canapa, la nuova star della green economy”. A sponsorizzare il pacchetto, Il Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile.
Tra i testimoni di un (papabile) cambiamento radicale, ecco Marco Mai. Che parlerà a nome di Assocanapa, coordinamento nazionale per la canapicoltura in Italia. “Per approcciare l’argomento in modo costruttivo e coerente bisogna capire che occorreranno tempo, pazienza, energie e dedizione – ci racconta – serve un progetto serio, un piano pluriennale. Le prospettive di coltivazione e lavorazione, non solo legate al profitto, ma soprattutto ad una sorta di rivoluzione culturale, sono buone. Ancor più ad oggi, dove si può abbinare una tradizione ormai persa con macchinari all’avanguardia”.
Della sua profonda esperienza in materia, sviluppata nell’area di Cerveteri, Mai riporterà alcuni punti salienti. “Penso al settore alimentare – spiega – in fortissima crescita. E a quello delle fibre utilizzate in bio edilizia. Non tralasciando certo l’aspetto occupazionale. Sono queste le macroaree sulle quali vorrei concentrarmi”.
Interverranno al dibattito anche l’imprenditrice Rachele Invernizzi, che farà un punto sul sud Italia. E Barbara De Dominicis, di Tessuti antichi onlus.
Ma torniamo al quesito iniziale: gli utilizzi. La risorsa ecologica perfetta (così è stata definita, perché la sua coltivazione non richiede pesticidi e altri fertilizzanti, ma è essa stessa a lasciare il terreno più fertile di come l’ha trovato) si può tramutare in calce, in bio mattoni. In pizza, caffè, taralli e pasta. In dentifricio, in prodotti vari per la cura del corpo. In bevande energetiche. In carta, tessuti. E in molto, molto altro ancora.
Consiglio di chiusura: qualora vi doveste trovare di fronte ad una distesa di sativa, ammirate il paesaggio e niente più. Non si fuma. Non sballa. Ed è legale.