16112024Headline:

Il presidente che vorrei

Il voto per la nuova Provincia può essere un'opportunità: basta coglierla

Graziano Delrio, da ministro ha firmato la riforma delle Province

Graziano Delrio, da ministro ha firmato la riforma delle Province

Le elezioni per la nuova Provincia. E parliamone, cercando di essere il meno possibile ideologici e il più possibile pratici. Parliamone, e facciamolo cercando di non pensare che dietro, tutto sommato, ci sia sempre la vecchia politica. Perché le grandi manovre sono già iniziate e l’andazzo è facilmente immaginabile.
Sarà un appuntamento inedito, e una formula particolare, dovuta alla riforma di questi enti, voluta da Graziano Delrio quand’era ministro e ispirata da anni di discorsi (non sempre disinteressati, voto 4) sui costi delle Province per come erano concepite. Meglio tagliare, certo, meglio passare a “struttura di secondo livello”, rivedendo le competenze, meglio finirla con consiglieri eletti e assessori. Usiamo i sindaci, che conoscono il territorio e che già sono amministratori. D’accordissimo. E infatti saranno i sessanta primi cittadini del Viterbese e gli oltre cinquecento consiglieri comunali, a votare il nuovo presidente, un altro sindaco.
Detta così, la riforma potrebbe anche essere una buona opportunità. Tutto sta nel coglierla, that’s the problem. Altrove, in quelle zone d’Italia dove già si è votato con il nuovo assetto, a volte è stato fatto e altre no. Per ragioni geografiche, e soprattutto perché ogni società – ogni classe dirigente – alla fine esprime i propri limiti, i propri valori, i propri vizi e le proprie intelligenze.
E qui da noi? Questo è il problema. Conoscendo i nostri polli c’è poco da essere ottimisti. Ma visto che siamo ancora in una fase di preparazione, di riscaldamento, vale la pena fare qualche considerazione, che poi contiene anche speranze.

Palazzo Gentili, sede della Provincia di Viterbo

Palazzo Gentili, sede della Provincia di Viterbo

Primo: sarebbe bello che, essendo cambiate le regole del gioco, cambiassero anche certe logiche. Che quella del presidente della Provincia non sia vista più come una poltrona da occupare, un altro pezzo di potere su cui piazzare una bandierina di partito (o peggio, di corrente), stile Risiko (voto 8, attacco la Transnistria). Della serie: voliamo più alto, cerchiamo una figura diversa, meno legata a questa o quella fazione, ma che garantisca prima di tutto qualità. Che sappia cioè interpretare quel ruolo con lo spirito di uomo dello Stato, anche con un pizzico di grigiore e di basso profilo. Se il nuovo presidente deve essere soltanto un burocrate, scegliamo uno che lo sappia fare, il burocrate. Non ci sarebbe niente di male, nessuno scandalo. Soltanto uno slancio di buonsenso, di realpolitik. E attenzione, perché tra i nostri sindaci ci sarebbe pure qualche personaggio in grado di farlo, meno intruppato nelle logiche correntizie, senza troppi padrini.
Ancora. Il problema non è il metodo, e chi dice il contrario è in malafede. Il metodo può servire per strappare dei voti al popolo bue (voto 2, e non solo per la rima). Ma visto che stavolta i votanti saranno tutti del giro, uomini di mondo, meglio lasciar perdere i trucchi da furbetti. Anche perché l’ultimo “metodo” applicato da queste parti – quello che nel 2013 ha portato Leonardo Michelini a Palazzo priori – ha sì funzionato dal punto di vista elettorale (ed è stato un successo storico per il centrosinistra), ma adesso sta dimostrando tutti i suoi limiti sul campo. Cercare di ripetere l’operazione per la Provincia sarebbe ancora più rischioso, visto che la Tuscia è un territorio con tante, troppe, sfaccettature politiche. Intercettare i voti dei “moderati”, per il centrosinistra che sulla carta ha i numeri per eleggere il nuovo presidente, potrebbe non bastare. Anzi, potrebbe far scattare una fuga dell’elettorato più radicale, gli ex comunisti insomma.
Invece, probabilmente, assisteremo alla solita sceneggiata. Ad un accordo – anzi, ad un compromesso – tra le due anime del Pd, del vecchio Pd (capito quali, no? Voto 3). Che faranno passare un nome, conquisteranno un altro metro dell’autostrada delle poltrone, salvo poi litigare il giorno dopo, a risultato acquisito. Un film già visto, e la certezza che sarebbe stato lo stesso anche con un’altra parte politica, col centrodestra.

Perché cambieranno pure le regole del gioco, ci saranno pure le riforme, ma certi vecchi vizi, e certi personaggi e certe logiche, sono sempre lì. E noi, intanto, avremo perso una buona occasione per rompere col passo. Benvenuta nuova Provincia: voto 0.

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