15112024Headline:

Il latinorum serve (specie ai giovani)

L'attualità dell'antica lingua e il suo insegnamento nelle scuole

Un'epigrafe latina

Un’epigrafe latina

Forse sarò impopolare nella mia difesa  che, in poche righe, con passione, voglio proporre. In una lettera inviata a Sergio Romano pubblicata sul Corriere della sera, un lettore scrive sulla necessità di salvare  il valore formativo del latino. La risposta è stata tiepida e Romano si sofferma sulla necessità, almeno di imparare a leggere le epigrafi, insomma le lapidi e targhe in latino che riempiono chiese, monumenti siti archeologici. E queste non sono presenti solo in Italia, ma anche là dove i romani colonizzarono.

In questi giorni abbiamo visto e sentito di tutto su La buona scuola (la riforma dell’istruzione annunciata dal Governo) e tante belle idee da attuare per migliorare ciò che si fa  per l’educazione dei  giovani. Il latino è presente nei licei giustamente, ma è scomparso dai primi anni Sessanta del novecento dalla scuola media. Rimasto facoltativo è poi definitivamente stato abolito da una scuola che forma i giovani per poi avviarli ad ulteriori studi. Questa materia invece possiede un alto valore, dato che costituisce la base di partenza della lingua italiana, che la lettura e la traduzione del latino consentono di apprezzare le nostre radici, la nostra storia che sempre più viene strizzata dai programmi ministeriali.

Molti che il latino non lo hanno studiato affermano che “è difficile”. Sì, ma non di più  della matematica. Richiede ragionamento e quindi sviluppa la logica con il vantaggio che fa riflettere maggiormente sulla lingua italiana dato che la struttura armoniosa di questa nostra lingua deriva tutta da quella dei nostri illustri antenati. Se si studiasse ancora un po’ di latino negli anni primi della formazione oggi non avremmo presentatori di trasmissioni televisive che usano la locazione “piuttosto che” come non si dovrebbe, oppure le preposizioni semplici e articolate a caso, augurandosi che vadano bene. Non parliamo poi del congiuntivo e del condizionale, che sono in affanno e soffrono di ansia da prestazione impropria.

Per ritornare alla risposta di Sergio Romano, insegnare l’epigrafia romana nelle scuole non risolve il problema  della conoscenza del latino. Perché le epigrafi sono abbreviazioni di parole, rispondono a un particolare modo di scrivere in latino e non alla complessità della lingua. Insomma, è una materia di nicchia. A proposito quanti sono coloro che sanno leggere i numeri romani?

Allora latino sì . Con misura, ma per tutti in giovane età.

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