E’ il novantesimo, allo stadio Francioni di Latina è buio, fa pure un po’ freddo e questo anticipo del venerdì sera in serie B sta portando un pareggio, uno 0-0, tra i padroni di casa e il Trapani. Cambierebbe poco, per i pontini a caccia di punti per uscire dalla zona calda della classifica. Una rimonta avviata con l’arrivo in panchina di Mark Iuliano, promosso dalla Primavera per rianimare la squadra.
Ma il calcio è incerto e instabile, esposto alle bizze del destino, e quando Crimi viene toccato in area da un difensore siciliano, cambia la storia di questa partita. Rigore. Allo scadere, mentre il pubblico stava già follando, mentre quelli del Trapani già si godevano il punticino strappato in trasferta, che avrebbe reso il lungo viaggio di ritorno fino a casa meno amaro.
La domanda adesso è: chi va sul dischetto? Chi calcerà questo pallone che scotta, un pallone da tre punti? Non ci sono dubbi: va lui, Federico Viviani. 23 anni da compiere il 24 marzo, viterbese di Grotte di Castro anche se nato a Lecco, perché lassù giocava allora il papà Mauro, attaccante che ha indossato anche la maglia della Lazio.
Federico invece no, lui è nato e cresciuto nella Roma.Pilastro delle squadre giovanili, con maestri come Stramaccioni prima e Alberto De Rossi poi. Centrocampista di talento, non c’è che dire: piedi buoni, tiro eccellente sia da fermo che su punizione, temperamento da giocatore vero. Luis Enrique lo fece esordire in serie A, e lo piazzò titolare anche in una memorabile partita all’Olimpico contro la Juventus. Poi i prestiti in serie B: il Padova, il Pescara, e l’anno scorso il Latina, con il quale ha sfiorato la serie A, persa solo ai playoff col Cesena in una notte che a Latina ricordano ancora con dolore. E le Nazionali, naturalmente: l’under 20, con l’esordio proprio allo stadio Rocchi di Viterbo, e poi l’Under 21, del quale è un pilastro e con la quale sogna l’Europeo, a giugno in Repubblica Ceca.
Ma torniamo al rigore. Federico non sembra teso. Ha la solita faccia da ragazzone simpatico. E’ concentrato, pronto a scoccare il tiro. Di fronte a lui c’è Lys Gomis, il portiere senegalese cresciuto nel Torino, uno capace di fare miracoli ma anche papere clamorose. Come ogni buon estremo difensore avrà studiato il modo di tirare i rigori degli avversari, bisogna stare attenti. Federico lo sa, e per questo sceglie la soluzione più difficile, la più incredibile, la più impensabile, la più matta. Chiamatelo “cucchiaio”, alla Totti, o “scavetto”, o “pallonetto”. Ecco come segna Viviani, facendo impazzire il Francioni, i compagni di squadra e pure qualche legge della fisica. L’arbitro fischia, il Latina ha vinto, Federico ha fatto il suo capolavoro.
E alla fine, in sala stampa, Viviani è il solito ragazzo tranquillo: “Sapevo che Gomis aveva visto l’ultimo rigore e ho provato a fare questa pazzia – ha detto – Non ho detto niente a nessuno, non ho fatto come Totti, l’importante era segnare. L’importante in quei momenti è non pensare troppo a come tirarlo perché altrimenti lo sbagli”. Una lezione di stile, e scommettiamo che l’anno prossimo lo vedremo (finalmente) in serie A?