Sono passate due settimane. E l’appello di Federlazio – legittimo, ficcante, cordiale – è ancora lì, tra la corrispondenza inevasa che intasa gli uffici di Palazzo dei priori. L’oggetto dell’associazione delle piccole e medie imprese era espresso pure in modo comprensibile anche alle intelligenze meno acute: “Caro Comune, cosa stai facendo sulle e per le terme di Viterbo?”. Nel senso: a che punto siamo con il bando per le ex terme Inps? E per tutti quegli imprenditori che sono in attesa di novità per investire e che aspettano, aspettano, aspettano? E come la mettiamo con le due realtà che già operano e che debbono vivere nell’incertezza, nella mancanza di risposte e/o di provvedimenti?
Domande pregnanti anzicheno, visto che l’amministrazione Michelini aveva fatto del “termalismo” un cavallo di battaglia, anzi di campagna (elettorale). E invece, a parte un convegno un annetto fa, e al netto delle solite promesse, tutto tace.
“E non ci hanno neanche risposto – esclama il direttore di Federlazio Giuseppe Crea – mentre noi avevamo chiesto soltanto un incontro per capire come si voglia procedere, quali siano le intenzioni e soprattutto gli atti concreti dell’amministrazione. Per esempio: il Comune come pensa di risolvere il problema dell’acqua? Dei pozzi abusivi che tolgono pressione alle due strutture esistenti? E il bando delle ex terme Inps, perché non va avanti? Stando così le cose è difficile che possa avere successo un bando, semmai venisse fatto, visto che non si può dare certezza a chi parteciperà né della quantità d’acqua che avrà a disposizione, né della durata della concessione, anche perché c’è un ricorso al consiglio di Stato in ballo”.
Per Crea la situazione è paradossale: “Le due imprese in attività vivono pure tra color che sono sospesi: una (Salus, ndr) ha già investito cinque milioni di euro e deve accontentarsi di tre liti e mezzo al secondo d’acqua. Un’altra (Terme dei papi, ndr), con 180 dipendenti non può neanche iniziare la stagione dei fanghi. Questi imprenditori sono soli, con la politica che utilizza il vecchio alibi: far finta di nulla e costringere i privati a risolvere da soli i problemi, ma con sforzi e rischi enormi”.
Da Palazzo dei priori non s’ode alcuno squillo di tromba, figuriamoci un incontro. Né dal sindaco né da Tonino Delli Iaconi, assessore al termalismo. Che sarebbe una cura ma che qui – e solo qui – rischia di diventare una malattia.