Ma dove sono finiti gli azzurri doc, i berlusconiani di ferro? Le difficoltà attuali di quella che fu un’armata pressoché invincibile sono plasticamente testimoniate dai partecipanti alla convention: sul palco solo esponenti di area ex An, anzi andando indietro nel tempo proprio missini. I senatori Maurizio Gasparri e Francesco Aracri, l’ex ministro Andrea Ronchi, il consigliere regionale Adriano Palozzi (ex sindaco di Marino). Certo, ad organizzare l’incontro sono stati Giulio Marini, Claudio Ubertini, Francesco Urbanetti ed Enrico Maria Contardo, ma c’è qualcosa che non quadra. Come stridono i larghi vuoti in platea: lontanissimi i tempi delle adunate in cui non bastava il PalaMalè a contenere fans adoranti. Oggi ci si deve accontentare di 120-130 persone, nonostante il tema sia stuzzicante: “Per l’alternativa ricominciamo dagli italiani”.
Nessuna traccia di Francesco Battistoni (uno dei vice coordinatori regionali) e dei suoi seguaci; appena due sindaci presenti (Bartolacci di Tuscania e Giulianelli di Villa San Giovanni in Tuscia). In altri tempi, neppure tanto lontani, un incontro con così pochi partecipanti sarebbe stato considerato un flop clamoroso: oggi ci si deve accontentare di quello che passa un convento, privo di un leader realmente spendibile, senza idee e con pochi ideali da poter sbandierare. “Almeno siamo tornati a far politica”, chiosa Giulio Marini ma anche a lui non può essere sfuggito che l’aria è decisamente cambiata e che recuperare il terreno sarà impresa ardua e assai lunga.
Ci provano a scaldare la platea gli oratori, sollecitati dal giornalista di Libero Enrico Paoli: gli attacchi al governo Renzi sono abbastanza scontati e raccolgono timidi applausi anche quando si evoca il tema delle tasse che pure fu una chiave dei successi del cavaliere di Arcore. Ronchi non la manda a dire: “La festa è finita e Renzi vincerà a lungo se potrà continuare a segnare a porta vuota”. Inutile chiedersi qual è la squadra che gioca senza portiere. Palozzi striglia Salvini, “un populista che sa solo sbandierare proteste (anche giuste, per carità), ma che non propone soluzioni”. Concorda Gasparri: “Il capo della Lega non è né rassicurante né unificante: il futuro leader lo dovremo trovare strada facendo. Sapendo con certezza che si dovrà faticare e che dovremo probabilmente anche mettere in conto molte sconfitte, come è successo alla sinistra”. Le soluzioni? Per Ronchi bisogna ricominciare da “onestà e intransigenza morale”, mentre Palozzi si affida ancora al Berlusca (“Ci ha portati alla vittoria anche candidando impresentabili, ma al momento solo lui è l’unico in grado di costruire una coalizione”).
Tutti d’accordo su un punto: si ricomincia dai territorio e dal lavoro quotidiano a contatto con la gente (copyright di Aracri). E proprio dalla terra arriva la protesta più sonora ed efficace. Gli agricoltori infatti contestano l’Imu agricola, rimproverando anche le molte assenze di senatori azzurri durante la discussione sul provvedimento a Palazzo Madama. I diretti interessati incassano e promettono massimo impegno alla Camera, ma Gasparri gela i facili entusiasmi: “A Montecitorio la maggioranza ha numeri imbattibili. O il governo cambia l’impostazione oppure noi ci potremo fare ben poco”.
Si sfolla. Un po’ delusi e abbastanza rassegnati. Con un’unica comune certezza: il cammino per tornare protagonisti sarà tutt’altro che semplice.