15112024Headline:

“E’ primavera, svegliatevi coi diritti”

La manifestazione dell'Arci a sostegno della comunità gay e lesbica

Gli stand e i partecipanti alla manifestazione

Gli stand e i partecipanti alla manifestazione

“Siamo qui per farci vedere”, dice questa moretta dentro il microfono. E’ siciliana, si chiama Rosa, e la coincidenza del nome con quello della patrona della città è significativa. “Non è vero che a Viterbo non ci sono omosessuali – dice – non è l’ultimo bastione del medioevo in Europa”. E invece di viterbesi, davanti alla ex chiesa degli Almadiani, ce ne sono pochi per questa prima edizione della Primavera dei diritti organizzata dall’Arci: tanti romani, qualcuno da Terni, le ragazze dell’Arci lesbica locale e poco altro. Con massima delusione di tutti quei pettegoli voyeur che s’affacciavano da via Marconi cercando di scorgere qualche faccia nota e poi commentare: “Hai visto? Te lo dicevo io che quello era frocio…”

Le operazioni di trucco e parrucco

Le operazioni di trucco e parrucco

Ma attenzione: la manifestazione non è stata un flop. Perché ha portato in piazza, oltre alle persone e alle bandiere, soprattutto il punto di vista di una comunità che – può piacere o non piacere –  compone la società di oggi, che è in crescita, che ha fame di diritti appunto. Anche a Viterbo, dove fino a ieri i rigurgiti più codini del provincialismo la tenevano oscurata e forse lo fanno ancora. Altrimenti non si spiegherebbero tutti i traccheggiamenti per concedere l’utilizzo della piazza: non basta approvare il registro delle coppie di fatto in consiglio comunale per sentirsi progressisti (o, per dirla alla Christian De Sica “moderni”). Così come è emblematica l’assenza di esponenti politici o – hai visto mai – di amministratori pubblici: l’unico che si è visto fino a una certa ora è stato il segretario provinciale di Rifondazione comunista Stefano Troncarelli.

il segretario provinciale di Rifondazione comunista Stefano Troncarelli

il segretario provinciale di Rifondazione comunista Stefano Troncarelli

Per il resto, tutto è filato liscio. Non è stato un vero e proprio Gay pride, e questo lo si era capito da prima, dalle intenzioni più impegnate volute giustamente dall’Arci. Niente esagerazioni, dunque, se non un boa di piume di struzzo, colori in faccia, canetti al guinzaglio, e qualche deriva nella retorica. Non si vede Emanuela Dei, ex responsabile di Arci cultura lesbica uscita qualche settimana fa in polemica coi vertici dell’associazione, e vabbe’.

L'ombrellino arcobaleno

L’ombrellino arcobaleno

Poi è stata solo musica a palla: Lady Gaga, naturalmente, prima che si aprissero le danze. Si è ballato il “tango queer”, formula che prevede coppie rigorosamente unisex. Una mostra fotografica e i vessilli del Roma pride e anche una bandiera dell’associazione genitori di omosessuali hanno attratto l’attenzione dello struscio del sabato pomeriggio. Con due varianti: chi preferiva passare alla larga (magari sussurrando “che schifo”) e chi invece si lasciava coinvolgere o incuriosire dall’adunata. Specie i più giovani, che magari certe barriere, certe pippe mentali, non le conoscono neanche, e beati loro.

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