Un fiume in piena. Ugo Gigli, ex direttore dell’Ater, non ha proprio digerito i commenti del commissario straordinario Pierluigi Bianchi alla sentenze con cui il giudice del lavoro del tribunale di Viterbo, Angela Damiani, ha rigettato la richiesta di reintegro immediato. “I toni trionfalistici utilizzati da Bianchi – attacca Gigli – sono del tutto fuori luogo e inopportuni e per di più falsi. Basta leggere l’ordinanza per rendersi conto che la letterina con cui sono stato cacciato via non sta né in cielo, né in terra. Hanno voluto applicare una norma che non esiste per i dirigenti dell’Ater. E anche lo spoil system non può essere utilizzato nel mio caso, poiché si applica, in base ad una sentenza della Corte costituzionale, solo a dirigenti di natura parapolitica, come i capi di gabinetto. Quindi va assolutamente e immediatamente smentita la legittimità del provvedimento”.
“Il giudice – continua Ugo Gigli – ha ritenuto che non potesse essere disposto il reintegro immediato, perché non ci sarebbe danno per me, affidando ogni decisione al rito ordinario. Mi permetto sommessamente di osservare che non era il caso di presentare la mia cartella clinica. Però chiunque si rende conto che essere allontanati da un giorno all’altro dal posto di lavoro occupato per tanti anni e con assoluta dignità, non può non essere motivo di turbamento psichico e fisico. Anche di questo chiederò conto nelle sedi opportune”.
I prossimi passaggi giuridici? “Proporremo immediatamente ricorso contro la decisione del giudice del lavoro – interviene l’avvocato Enrico Valentini che segue la vicenda insieme ai colleghi dello studio D’Alessio -. E stavolta a pronunciarsi sarà un collegio, formato da tre magistrati. Contiamo di avere non solo una risposta positiva riguardante il reintegro immediato, ma anche di averla in tempi relativamente brevi: un mese e mezzo, al massimo”.
“Ci sono cose che onestamente non capisco – aggiunge con vigore l’ex direttore – e vorrei che qualcuno mi spiegasse. Perché tanto accanimento nei miei confronti? Che cosa c’è realmente dietro? Qual è lo scopo? A chi giova? Sono domande che mi sono posto e che pongo ai cittadini. Io non sono riuscito a trovare una risposta logica se non che tutto derivi da una personale antipatia nei miei confronti. Ma nei rapporti di lavoro può avere un peso l’antipatia? Io credo di no. Non voglio poi scendere nei particolari di ciò che in questi due mesi stanno combinando all’Ater: vicende sulle quali dovrò metter mano non appena rientrerò nell’incarico, perché io tornerò a fare il direttore generale. Di questo sono certo. C’è un rancore ingiustificato nei miei confronti, una persecuzione senza precedenti. E’ vero, ci sono persone che non mi amano, ma ce ne sono tante altre che mi vogliono bene. Questa battaglia che sto portando avanti è per ristabilire un principio di legalità. Si pensi che dovranno pagare me e chi mi ha sostituito. Vorrei proprio che i danni siano a carico di chi ha promosso questo temerario provvedimento e non dell’ente, e quindi di tutti i cittadini. Ma mi hanno spiegato che questo non è possibile…”.