Mercoledì arriverà in città la delegazione di Avignone, amena località della Francia che ha la fortuna (o la sfortuna) di essere gemellata con Viterbo. Qualche consiglio – naturalmente non richiesto– ai visitatori transalpini. Tenendo bene a mente che se “un francese è un italiano di cattivo umore” (Jean Cocteau, voto 7), una delegazione di francesi invece è fichissima. E benvenuti, carissimi cuggini (qui si dice così). Avvertenza: il francese è maccheronico, visto che qui non abbiamo tempo per dizionari, accenti gravi e acuti e quelle cose che i mangialumache mettono sotto le “c”.
Le terme. Sarebbero uno dei piatti forti del luogo. Acqua che fa bene, fanghi (ah, no: la stagione non è partita) e terapie accessorie. Il Comune vorrebbe valorizzarle ancora di più, anche se ancora non si capisce bene come, e in mezzo c’è tutta una faccenda di imprenditori privati, concessioni, subconcessioni, pozzi e pozzetti. E beghe giudiziarie. Sorvolare sui dettagli. Parole chiave: bains, termes, litres au second, Tar, consiglio d’Etat.
La Macchina di Santa Rosa. Un campanile, tipo la Tour Eiffel, ma meno alta, più leggera e senza giapponesi in fila ai botteghini. Però per vederla dovete tornare il 3 settembre, alle ore 21, adesso vi possiamo solo mostrare delle foto, dei video. Chi la porta, chiedete? I facchini, les chevaliers, ma al momento sono usciti a comprare le sigarette e non ve li possiamo presentare. Parole chiave: Gloria (“Come la canzone di Umberto Tozzi, oui”), triomphe, Unescò.
Centro storico. Una passeggiata in centro, perché no? Tanto pure voi altri siete assicurati, no? E allora andiamo. San Pellegrino – come quell’acqua minerale che tra parentesi è molto meglio dell’Evian – è il quartiere medievale più grande d’Europa, altro che Carcassonne. Piazza del Plebiscito? E’ la nostra place Vendome, manca solo l’obelisco. Il Corso? E’ il salotto buono, ha riaperto pure Schenardi. Non fate caso agli altri negozi chiusi: stiamo ripensando la nostra economia, lo dice pure quel vostro Piketty. Le piazze senza auto? Ma no, quella era solo una boutade, noi siamo per la la liberté, l’egalité e l’infomobilité. Parole chiave: varc attivée, gran caffé, “Dal cinese c’hanno tutto”, San Pellegrino en fleur.
La culture. Ce l’abbiamo anche noi, e se Napoleone non avesse fatto lo stronzo ce n’avevamo pure di più. A proposito: Napoleone deve entrarci qualcosa con Canino, un paese qui vicino. C’è il museo civico, il nostro Louvre, ha riaperto da poco perché era crollato, ma lo abbiamo rimesso in piedi, e voi con la Bastiglia come state messi? Sebastiano Del Piombo, Matteo Giovanetti, che ce l’avete pure voi, no? Palazzo papale, che ve lo diciamo a fare, solo che il nostro vale di più perché lo scoperchiarono pure, è cabriolet. Lì, fino alla settimana scorsa, c’era Antiquaria: se venite l’anno prossimo un paio di biglietti gratis se rimediano. Al limite pure ridotti. La bibliotheque? Certo che c’è, almeno per ora: domani non si sa. E Ferento? Che spettacolo, andateci prima che mettono i tutor all’Acquarossa. Parole chiave: Sgarbì c’est moi, capital italienne della culture, returnez la Gioconde.
Il cibo. Un bel pranzo ufficiale. Avete mai assaggiato la susianella? Altro che salsiccia alsaziana: è pure presidio Slow food. Il pollo, le poulet, alla viterbese? Il coniglio leprino? L’agnello? E la porchetta, sua maestà indiscussa se uno non bada troppo alle regole igieniche. L’acquacotta: meglio della soupe all’onion. Vini? Dignitosissimi, anche se su questo i maestri siete voi. E l’acqua, appena dearsenificata, meno male perché se venivate tre mesi fa era un problema. Parole chiave: bon apetit, se sfonnamo, Taleté, “Garcon, l’addiction”.