Sì, ci sono anche settimane che possono iniziare in modo sublime. Altro che ansia, altro che postumi del week end. Lunedì – e martedì, e mercoledì – così riconciliano col mondo, ammorbidiscono gli stress, cancellano le paranoie. Tipo i prossimi: 16, 17 e 18 marzo, e liberare le agende, cancellare gli impegni, Pina stacca il telefono.
In questi giorni benedetti dagli dei del rock, nei cinema italiani (due nella Tuscia: il Lux di Viterbo e il Moderno di Bolsena) verrà proiettato Queen rock Montreal, vale a dire il concerto che la celeberrima band inglese tenne nella città del Quebec, in Canada, il 24 novembre del 1981. Allora, quello fu il primo evento musicale ripreso in 35 millimetri e oggi è stato rimasterizzato e adattato per lo schermo ultra Hd, con audio 5.1. Perciò sarà una goduria nella goduria verderlo e ascoltarlo, anche per chi lo ha già conosciuto – un Dvd è uscito nel 2007 -, anche per chi, in preda a terribili crisi d’astinenza, se lo è già sparato su Youtube.
Già, Montreal. Un concerto memorabile già all’epoca, ma che lo divenne dopo per altre questioni, roba triste. Nel 1981 i Queen erano già i Queen, e andarono ad esibirsi Oltreoceano, in una città allora dilaniata dal conflitto (per fortuna incruento) tra gli anglosassoni e i francocanadesi – pepsi, li chiamavano, perché si diceva che facessero colazione con la bibita gassata –, in un Paese, il Canada, in cui formalmente il capo dello Stato era la Regina d’Inghilterra. The Queen, appunto. E il posto, quel Montreal Forum che non era soltanto un palazzetto dello sport, la casa dei mitici Canadiens, squadra di hockey che da quelle parti chiamano “nos glorieux”, e vincitrice di memorabili Stanley cup nei bei tempi che furono.
Lì dentro, Freddie Mercury e Brian May, Roger Taylor e John Deacon, diedero vita ad uno spettacolo rimasto nella storia del gruppo, magari in una posizione defilata rispetto agli eventi epocali di Wembley (1986) e Budapest (Hungarian Rhapsody, stesso anno), ma forse ancora più amato dai fans più fissati. Il repertorio già era quello che era, con qualche chicca aggiuntiva come una versione di Jailhouse Rock, ispirata dall’adorazione che Freddie nutriva da sempre verso il grande Elvis. E ancora: Love of my life, struggente, con lo stesso Mercury e Brian May da soli sul palco, il buio di We will rock you e il fumo che avvolge un Freddie letteralmente in mutande, scalzo, con l’asciugamano al collo. Le birre Heineken parcheggiate sul pianoforte, i vestiti così demodé dei canadesi che evidentemente ancora non si erano accorti che gli anni Settanta erano finiti già da un po’. Il God save the queen finale, l’inno nazionale preso in prestito dalla band per chiudere i concerti, forse per patriottismo o forse soltanto per regale irriverenza.
Brividi per chiunque abbia amato quella musica, brividi per il fattore decisivo che si è venuto ad aggiungere dopo, dieci anni dopo: sempre il 24 novembre, ma del 1991, Freddie Mercury morì “a causa delle conseguenze di una broncopolmonite provocata dall’Aids”, come tutti gli appassionati dei Queen hanno imparato a memoria le ragioni del decesso. Ecco perché quel concerto di Montreal, dieci anni prima, quando ancora era il tempo delle follie e della trasgressione, del rock e degli stadi, resterà per sempre nella storia. Restaurarlo, e riproporlo nei cinema, sarà anche business, ma qualche vecchio romantico non può che vederci un ultimo atto d’amore nei confronti del mito. In ultra Hd e con l’audio 5.vattelappesca.