Il posto è davvero bello, anzi affascinante. E nemmeno i danni provocati dal ventaccio degli ultimi giorni riescono a scalfirne il fascino. A due passi da Porta Faul, su Strada Freddano, sorge la Fattoria biodinamica, voluta e creata da Anna Pia Greco, romana trapiantata dapprima a Capalbio ed ora in pianta stabile a Viterbo. Dell’agricoltura biologica si sa tutto (o quasi) e comunque i prodotti sono ormai diventati comuni sulle nostre tavole; decisamente meno si sa quando si usa l’aggettivo dinamica.
E allora, signora Greco, di che si tratta? “A questa domanda che tante volte volte mi è stata posta, preferisco rispondere con un aneddoto e con un’altra domanda. Quando, circa un anno fa, telefonai al ministro dell’agricoltura chiedendo di parlare con qualcuno che si interessasse di biodinamica, il centralinista (che, per carità, non è tenuto a sapere tutto) mi passò l’ufficio che si occupava di pale eoliche. Insomma è un argomento ancora poco noto”.
E la domanda seguente? “Qual è elemento fondamentale della vita? Molti rispondono l’acqua. No, è l’aria. Si può stare settimane senza mangiare, giorni senza bere, ma non più di qualche minuto senza respirare. L’agricoltura biodinamica è un sistema di produzione agricola, soprattutto di cibo, che include il biologico e che considera come un unico sistema il suolo e la vita che si sviluppa su di esso”. I concetti sono stati teorizzati nell’antroposofia di Rudolf Steiner e applicati in concreto nella tenuta viterbese secondo i modelli sviluppati da Alex Podolinsky. Anna Pia Greco in Toscana aveva lavorato a lungo nel settore creando il marchio Capal-Bio, ma qui nella Tuscia ha scoperto e messo in pratica questi principi dei quali è opportuno un esempio concreto per comprendere bene di che cosa si tratta. “Il nostro terreno è soffice, traspira, assorbe l’aria e l’acqua. Il segreto è la concimazione (uso questo termine per farmi capire) fatta con il 500, un composto ottenuto dalle deiezioni delle mucche, conservato nelle corna dei bovini di sesso femminile e poi sciolto nell’acqua. Per concimare un ettaro di terreno, bastano 30 litri di acqua pura a 35 gradi e 38 grammi di 500. Il preparato viene poi spruzzato sul terreno bagnato dalla pioggia in modo da favorirne l’assorbimento. Costo dell’operazione? Una decina di euro, forse anche meno”.
Un processo semplicissimo e assolutamente naturale che poi dà frutti importanti. “Me lo hanno confermato contadini della zona che non avevano mai avuto a che fare con la dinamizzazione: mai mangiato frutti o verdure così saporiti. Il preparato, che acquistiamo nel Mugello, si chiama 500 proprio perché contiene 500 milioni di di microbi che quando penetrano nel terreno, rinnovano l’humus, gli ridanno la vita, rendendolo particolarmente soffice e assorbente”.
La curiosità è legittima quando si parla di 500 da conservare nelle corna svuotate di bovini femminili: ma perché? “Si usano quelle di mucca perché è la femmina di ogni razza che dona la vita. In più le corna, attraverso le punte, sono in contatto con le costellazioni che da sempre influenzano l’agricoltura”.
I risultati di questi processi sono straordinari: basta assaggiare una confettura o il miele o gli yogurt o la ricotta prodotti utilizzando materia prima biodinamica per rendersene conto. “Se dovessi pensare all’aspetto economico, dovrei immediatamente mollare questa attività – confessa Maria Pia -. Lo dico sinceramente: lo faccio solo per passione. Ormai ho un’età in cui posso permettermi tutto e quindi mi dedico alla biodinamica. I miei canali distributivi comunque sono qui con il punto vendita nella tenuta e a Roma, ma per i prodotti più deperibili mi rivolgo in zona. Le Terme dei Papi, ad esempio, usano solo il mio yogurt biodinamico e i clienti non ne possono più fare a meno”.
In Strada Freddano è il giorno dedicato ai formaggi e alla ricotta. A dare una mano a Maria Pia ci sono il casaro Marco e due ragazzi, il veronese Oliver e la libanese Dalia. Questi ultimi sono woofer, giovani che prestano i propri servizi nelle aziende agricole di tutto il mondo in cambio di vitto e alloggio. “La nostra tenuta è piccola, meno di 2 ettari – spiega la signora Greco – e quindi le nostre mucche stanno fisicamente altrove, ma usiamo solo il loro latte. Qui abbiamo moltissimi fichi, alberi da frutta e l’orto. Di più non posso permettermi, anche perché sono sola”.
La battuta finale è un messaggio: “L’autoproduzione di cibo è il futuro per l’uomo. Io produco olio e tu grano, ma ce lo possiamo scambiare. Quando in casa c’è da mangiare, la maggior parte dei problemi è risolta. E così si combatte anche la disoccupazione. Le tecnologie hanno distrutto centinaia di migliaia di posti di lavoro e allora bisogna tornare alla terra e ai bisogni primari. Io ormai ho una certa età, ma la strada è valida soprattutto per i più giovani”.