Se non è un addio definitivo, ci manca davvero poco. E a coloro che, come chi scrive, hanno vissuto una vita dentro le redazioni si stringe davvero il cuore nel dare o commentare una notizia del genere. Negli Stati Uniti (che sono sempre almeno una decina d’anni davanti a noi in tutti campi), grandi giornali come il New York Times e Los Angeles Times (mica il Gazzettino di Roccacannuccia, ma quotidiani che facevano opinione negli States e in tutto il mondo) hanno deciso che bisogna puntare molto di più sull’informazione digitale piuttosto che su quella stampata. Una conseguenza ovvia di quanto avevano sancito le ultime ricerche: l’82% degli americani legge le sue notizie su un computer e il 54% su un dispositivo mobile tipo smartphone e tablet (secondo il rapporto “2014 State of the Media” del Pew Research).
E allora niente più ricerca spasmodica di ciò che mettere in prima pagina, la vetrina del giornale, ma caccia alle notizie e ai fatti da inserire nelle varie piattaforme digitali. Tanto per dire, il direttore del Los Angeles Times Davan Maharaj ha stabilito che la prima riunione del mattino avvenga addirittura alle 7, seguita da un’altra alle 9,30 e comunque preceduta da un incontro serale nel quale impostare il giornale on line del giorno dopo. Perché ormai l’abitudine consolidata è di andare a dare un’occhiata appena svegli a ciò che è accaduto durante la notte. E il suo omologo del New York Times Dean Baquet ha addirittura avvisato i capiredattori che non vuole sentire parlare di prima pagina, ma di articoli immediatamente fruibili da inserire nel giornale telematico. E dire che la riunione mattutina era ben più di un rito burocratico. Alla stregua di quanto in Italia avveniva a Repubblica dove l’incontro mattutino con il fondatore Eugenio Scalfari era definito “la messa cantata” perché nell’analisi del lavoro fatto in casa propria e dai concorrenti il direttore le cantava proprio a tutti (amici e avversari).
E il giornale cartaceo? Passa in secondo piano. Se ne parlerà nel corso della giornata, ma senza particolare enfasi: tanto, la gran parte delle notizie sono state già inserite e digerite nelle piattaforme digitali. E’ evidente dunque che dovrà cambiare anche l’impostazione, visto che di scoop o articoli particolari ne rimarranno ben pochi da stampare. E dovrà adeguarsi anche il lessico: notizie più brevi e linguaggio più secco sull’on line; approfondimenti e commenti sull’edizione stampata. Con un’ulteriore aggiunta dell’uso sempre più frequente dell’interazione tramite i vari social network (Facebook, Twitter, Instagram…) e con la possibilità di usare facilmente la multimedialità, che consente l’inserimento immediato di foto, filmati, interviste, grafici.
E in Italia? La strada è quella ed è stata già intrapresa da quotidiani grandi e piccoli. Magari ci arriveremo fra un po’, ma è un percorso obbligato. Addio assordante rumore delle rotative che girano e macinano pagine, addio profumo di inchiostro di una copia appena stampata: ci dovremo sempre più accontentare di uno schermo (di pc o di telefonino). Decisamente più anonimo, ma assai più pratico e veloce. E’ il progresso, bambola.
Buona domenica.