Dalla Regione arriva la mazzata definitiva, letale, sulle speranze di rilancio di TusciaExpo, la società che avrebbe dovuto realizzare un polo fieristico, nel campo agroalimentare, alla Volpara. Era questa l’idea del sindaco Michelini, nonostante il parere contrario dell’assemblea (composta dalla Regione, dalla Provincia, dal Comune capoluogo e dalla Camera di commercio), a settembre aveva lasciato aperta la porta all’ipotesi di salvataggio in extremis, magari con l’ingresso di azionisti privati e contando sullo sconto dei debiti da parte proprio della Pisana.
E invece, con delibera del 17 febbraio scorso, la stessa Regione ha confermato di volere il rimborso di 269mila euro, versati a suo tempo dall’ente, una parte degli oltre 900mila euro di debito (700 dei quali per progetti infrastrutturali anticipati e mai realizzati e finiti nel fondo rischio, 200mila a copertura di un decreto ingiuntivo di una banca, che la Regione ha pagato unilateralmente, cosa contestata dai soci). Da parte di Zingaretti e i suoi la volontà politica di chiudere la società era chiara sin dallo scorso settembre, e si basa sull’incapacità di TusciaExpo di soddisfare le esigenze per le quali fu creata a suo tempo. Meglio chiudere, insomma, anche se il Comune si era opposto confidando in qualche colpo di coda e magari nella clemenza regionale. Tant’è che nel marzo scorso Palazzo dei priori – unico socio convinto dell’operazione – aveva costretto a cancellare il concordato preventivo, rimettere la società in bonis e riaprire la partita coi creditori. Niente da fare, il debito va pagato. Da registrare anche che giovedì scorso l’assessore Barelli aveva rimesso “per motivi professionali”, la delega proprio a TusciaExpo.
Durissimo il commento di Daniele Sabatini, capogruppo del Nuovo Centrodestra in consiglio regionale: “Nonostante avessimo già sollevato il problema nei mesi scorsi, ci ritroviamo di fronte l’ennesimo smacco nei confronti della città di Viterbo reiterato dal duo Michelini-Zingaretti che, nel lassismo e nell’indifferenza più totale, ha fatto in modo di negare definitivamente la possibilità di dotare il capoluogo della Tuscia di un importante polo fieristico”.