Tutti d’accordo: quello di Viterbo è un Ato debole (grande estensione territoriale, bassa densità abitativa). Tutti concordi: Talete è una società sottocapitalizzata (appena 453mila euro di capitale sociale). Tutti d’un sentimento: quell’azienda pubblica va salvata. Come vanno salvaguardati i diritti dei dipendenti e delle loro famiglie a vivere senza la costante mannaia di vedersi negare le spettanze o addirittura l’occupazione. E fin qui, non ci piove.
Le divergenze, emerse anche nel corso della riunione della seconda commissione consiliare (presidente Livio Treta) convocata appunto per ascoltare le organizzazioni sindacali sugli annosi problemi della società che gestisce il servizio idrico, si concretizzano immediatamente quando si passa al concreto. Che cosa c’è da fare? Non domani o fra un mese o chissà quando: immediatamente. Perché più passa il tempo e più i problemi non solo non si risolvono, ma si aggravano e si incancreniscono. “Qui si rischia – tuona Giulio Marini (Forza Italia) – un crac come quello del Cev. Con una differenza sostanziale: i guai di Talete sono molto più seri e le conseguenze molto più pesanti”.
“Per me – ad intervenire è ancora Giulio Marini – il problema non si risolve a livello di amministrazioni locali. Su 63 comuni, solo la metà circa ha aderito a Talete. E la Regione che fa? Si ipotizza un Ato unico regionale: ma chi lo deve decidere se non la Regione? Ripeto un ragionamento che ho già fatto tante volte: Zingaretti e la sua Giunta battano un colpo una volta per tutte. I Comuni da soli non ce la faranno mai”.
Diversa la posizione del vicesindaco Luisa Ciambella che ieri è intervenuta in commissione al posto di Michelini: “Innanzitutto, voglio sottolineare la dignità e l’equilibrio dimostrati dai lavoratori. La questione è molto semplice: il comune di Viterbo è pronto alla ricapitalizzazione o alla fideiussione a patto che questi soldi e queste garanzie servano per gli investimenti e non per coprire il debito corrente. Quindi Talete e Ato attraverso un tavolo tecnico dicano con chiarezza che vogliono fare e di quali strumenti hanno bisogno. Era un impegno preso, ma non ha avuto ulteriori passaggi. Altrimenti il rischio concreto è di buttare altri soldi. Dopo 15 anni di mala politica e mala gestione, è il momento di dire basta. La Regione? In passato ha fatto tanto ma mi sembra che i risultati non siano stati esaltanti. Cerchiamo di risolvere i problemi in casa nostra”.
La sintesi di Marini? “Sosteniamo con vigore il processo di messa in sicurezza di Talete attraverso un piano industriale credibile e con un assetto nuovo, che comprenda tutti, anche chi finora si è tenuto fuori. Ognuno faccia la sua parte e il comune di Viterbo, quale capoluogo, assuma un ruolo trainante invece di tergiversare e rinviare continuamente. Ma lo ribadisco: senza la Regione, Talete non si salva”. La sintesi di Luisa Ciambella? “Con la demagogia non si va avanti. Ato e Talete dicano con chiarezza cosa intendono fare e noi faremo la nostra parte. Come comune capoluogo, il sindaco Michelini ha svolto un’opera di mediazione e convincimento che ha prodotto la quasi unanimità all’assemblea di metà dicembre. Ora è necessario il passo successivo: la politica non può sostituirsi ai tecnici. Ato unico regionale? Non so a che punto sia questa ipotesi. Mi auguro solo che non diventi una scusa per trasferire ad ambiti più grandi problemi che già è difficile gestire adesso. Il mio appello è: meno demagogia e più lavoro di sinergia”.