“Se oggi fosse giorno di stipendi, non saprei proprio come pagare”. Ecco la fotografia della attuale situazione in Talete scattata dal presidente Stefano Bonori che, su questa vicenda, mettendoci quotidianamente faccia e cuore, rischia di rimetterci anche la salute: “La pressione mi è salita a 170. I medici dicono che non devo preoccuparmi troppo perché la minima va bene, ma io non sono così sicuro…”. Altro che le alzate di spalle del presidente Zingaretti che l’altro giorno ha liquidato la questione scaricandola tutta sulle spalle dei comuni: “Ci pensino i sindaci”. Come se 153 lavoratori e altrettante famiglie senza salario fossero un problema solo di Michelini (Viterbo), di Mazzola (Tarquinia) o di Moneta (Canepina) o di un qualunque altro primo cittadino di qualunque parte politica.
“E comunque – aggiunge Bonori – al 27 manca ancora qualche giorno. Da lunedì cominceranno a partire le prime lettere nei confronti degli utenti morosi. Trattandosi di cifre piuttosto consistenti, contiamo di recuperare un po’ di contante entro breve e quindi di poter pagare le competenze. Il problema è che alla banca abbiamo già chiesto anticipazioni per circa 2 milioni di euro: è evidente che non ci concederanno altri crediti. Ma il problema è anche tenere a bada i fornitori. Se Eracom procedesse ad un’ulteriore ingiunzione di pagamento, sarebbe la fine”.
Situazione che definire complessa è proprio il minimo: “Ci sono spese fisse che non posso essere compresse: penso all’energia elettrica, ma anche alla benzina per le auto di servizio, alle linee telefoniche essenziali. E qui ci sono fornitori che vantano crediti per 200mila euro che riusciamo a tenere a freno con anticipazioni di 10-15mila euro… Immaginate cosa accadrebbe se soltanto qualcuno di questi procedesse per vie legali…”.
“Non è possibile che una società come Talete – sottolinea con vigore il presidente – che ha fatturato nel 2014 quasi 28 milioni di euro, in netta crescita rispetto ai 26 del 2013, debba navigare a vista. Abbiamo 153 dipendenti e 70-80 aziende che si occupano della manutenzione. Un grande patrimonio di professionalità che non merita trattamenti simili”.
Sembra che ora tutto sia legato alla due diligence… “Questo passaggio – conclude Stefano Bonori – sarà pronto entro una ventina di giorni. A quel punto non ci saranno più alibi e tutti saranno con le spalle al muro. Non voglio parlare del passato, ma dell’oggi e del futuro. Io lotto in prima linea ed è giusto che, di fronte alla mancata corresponsione degli stipendi, se la prendano con me. Se servisse a qualcosa, mi sarei già dimesso: purtroppo non è fuggendo che si risolvono i problemi. Con l’analisi dei conti in mano, ognuno dovrà prendere le decisioni conseguenti e individuare un percorso responsabile. Io continuerò a fare la mia parte ogni giorno, come avviene ormai da sei mesi”.