Dal portavoce del circolo Sel di Viterbo, Umberto Cinalli, e dal consigliere comunale Sel Paolo Moricoli e riceviamo e pubblichiamo:
Prima di affrontare il nodo della posizione di SEL Viterbo in merito alle vicende della Talete e alla gestione del ciclo dell’acqua, è opportuno richiamare tutti, per ricostruire una modalità di confronto che non ricorra a strumentali polemiche per ottenere facili consensi. E’ un gioco tra maggioranza e minoranza che delegittima le istituzioni e svilisce il dialogo. Ne sono responsabili sia gli esponenti politici che i media, alla ricerca del titolo ad effetto. Quello che conta sono gli atti concreti.
Quindi l’OdG di alcuni esponenti della minoranza che si proponeva di rinnovare la scelta della gestione dell’acqua pubblica nella Tuscia con un referendum popolare è solo fumo negli occhi. Una ipotesi inaccettabile nella misura in cui mira a dividere (oltre al costo per le casse comunali) piuttosto che a trovare soluzioni vere. La maggioranza ha quindi rilanciato con un proprio OdG che richiama alle scelte referendarie e alla stessa legge regionale 5/2014 ma indicando in modo chiaro una serie di condizioni che sono fondamentali proprio per impedire quello che è purtroppo tecnicamente e drammaticamente possibile, ovvero il ricorso a risorse private, per salvaguardare il servizio e i livelli occupazionali.
Noi sappiamo che esistono pressioni trasversali che lavorano affinché si giunga ad una condizione di non ritorno, il tracollo della Talete, manovre nell’ombra – ma neanche troppo – per regalare la gestione dell’acqua unendola magari in un unico ATO regionale.
Ebbene, come riportato nel documento della maggioranza presentato nell’ultimo Consiglio e che SEL si impegna a emendare e integrare affinché il messaggio sia ancora più chiaro, il comune di Viterbo conferma lo spirito referendario e della legge regionale che riconosce l’acqua come bene naturale e diritto umano universale, conferma l’impegno per un aumento di capitale per salvare i posti di lavoro e la gestione pubblica. Ma SEL – e la maggioranza – devono anche richiamare gli interlocutori alle rispettive responsabilità. SEL chiede questo e sollecita la maggioranza e il Consiglio tutto in tal senso.
SEL a Viterbo non tratta con chi vuole cedere ai privati la gestione del ciclo dell’Acqua perché questa convinzione non è mai venuta meno, oltre le analisi e la valutazioni personali che hanno tuttavia ragione di essere se hanno lo scopo di descrivere una complessità reale. Ma SEL non tratta neanche con chi vuole creare solo polemiche per avere un titolo in più sui giornali.
L’acqua pubblica non si tocca. Ma non si salva con le chiacchiere e le polemiche strumentali.
Non basta l’aumento di capitale e non bastano nuovi crediti dalle banche. La Regione Lazio deve riconoscere specifiche misure per la debolezza dell’ATO con atti amministrativi certi e immediati, serve un nuovo piano industriale che individui gli investimenti e un nuovo piano tariffario, serve un intervento drastico per costringere i comuni ad aderire al soggetto gestore unico. Servono atti politici e tecnici seri e non finti referendum. Chi non lavora convintamente per questo, forse lavora – altrettanto convintamente – per interessi altri e sostanzialmente privati.
Umberto Cinalli, Paolo Moricoli