“Rifiuti zero è una sfida cruciale perché ambiziosa ma concreta. L’ambizione è costituita dal voler riscrivere la storia della gestione dei rifiuti anche a livello sovranazionale ma è concreta perché si può realizzare, ne abbiamo le dimostrazioni pratiche”. Lo ha detto Alessandro Mazzoli, deputato del Partito democratico, partecipando questa mattina al primo incontro regionale sugli osservatori dei Rifiuti zero del Lazio, alla presenza di Rossano Ercolini, presidente di Zero waste Italy e di Zero waste Europe, nonché vincitore del Goldman Environmental Prize 2013 (l’equivalente del premio Nobel per i rifiuti). Ad aprire i lavori il presidente della comunità montana Alta Tuscia laziale, Giovanni Giuliani. Tra gli interventi della mattinata anche quello di Flaminia Tosini, dirigente dell’ufficio Rifiuti della Regione Lazio, nonché i referenti regionali di Zero waste Italy, Bruno Ghigi e Vanessa Sansone. Presente anche il deputato del Pd Alessandra Terrosi.
“Mercoledì scorso in commissione Ambiente abbiamo aperto – ha spiegato Mazzoli – la discussione sulla proposta di legge di iniziativa popolare. Questo percorso nelle prossime settimane prevede un ciclo significativo di audizioni per consentire il recepimento dei suggerimenti da parte dei soggetti istituzionali e associativi che si occupano del ciclo dei rifiuti. In commissione Ambiente a luglio scorso avevamo preso l’impegno con l’associazione Zero waste Italy di discutere la legge di iniziativa popolare. Considero la discussione un’opportunità per il Parlamento e per l’Italia perché, pure dentro una crisi difficilissima, dobbiamo riprendere una discussione sul futuro dell’Italia, sulla qualità della vita, sulle abitudini degli italiani”.
“Dobbiamo cambiare – ha continuato – l’approccio ai rifiuti. Il problema va affrontato a monte, non solo nell’atteggiamento dei cittadini ma anche nell’organizzazione del Paese e delle sue imprese. La strategia Rifiuti zero concepisce beni e prodotti che possano avere già all’origine la prospettiva di una seconda vita. La sfida investe il sistema Paese nella sua dimensione imprenditoriale ed economica”.
Gli obiettivi nella proposta di legge sono molto ambiziosi: differenziata al 65% entro 2016 e al 90% nel 2020; riuso 2% nel 2016, 5% nel 2020; riduzione dei rifiuti del 10% nel 2016, del 20% nel 2020, del 50% nel 2050. Come? Tramite un sistema di sostegni economici per il riuso dei materiali, il porta a porta spinto, la tariffa puntuale che responsabilizza il cittadino facendo pagare meno chi ricicla, il recupero dei materiali differenziati e la riprogettazione in vista della loro totale recuperabilità, con incentivi per le buone pratiche e disincentivi per le cattive. Questo serve a spostare risorse dallo smaltimento al riuso e riciclo. La legge prevede la revoca degli incentivi all’incenerimento e una serie di divieti: quello di esportazione dei rifiuti fuori regione e nazione; di smaltimento dei materiali recuperabili; di riciclo delle scorie da incenerimento. Viene anche introdotto l’abbattimento dell’Iva su beni e materiali oggetto di riuso e riciclo.
“A livello di organizzazione del ciclo dei rifiuti, viene riaffermata –ricorda il deputato del Pd – la funzione del pubblico, anche tenendo conto dell’esito referendario del 2011 sulla gestione dei servizi. Entro dicembre 2012 l’Italia sarebbe dovuta arrivare al 65% di raccolta differenziata, ma alla fine del 2012 era solo al 40%, nel 2013 al 42%. Con molte differenze tra zone: al nord è al 54,4%, al centro al 36,3 al sud al 28,9%. Prendiamo Viterbo: c’è il porta a porta ma ci sono le isole di prossimità dove la gente continua a buttare tutto”.
Secondo la proposta di legge, entro due anni tutti i Comuni devono attivare il porta a porta. Inoltre, viene introdotto l’obbligo di rinegoziazione dei contratti di fornitura per tutte le tipologie di impianti che i fornitori potranno ottenere se avranno aderito al patto per il riciclo e il riuso. L’articolo 13 definisce l’incompatibilità tra gestione raccolta, smaltimento e riciclo, per una netta separazione dei ruoli tra soggetti pubblici che raccolgono i rifiuti e privati che gestiscono gli impianti. Infine, vengono introdotti strumenti più facili per realizzare gli impianti di riciclo.
Gli ultimi articoli sono dedicati a come si costruisce un livello significativo di partecipazione dei cittadini al processo: da un lato si introducono misure per favorire l’accesso alla gestione dei rifiuti di associazioni da parte di volontariato e cooperative sociali locali; dall’altro si garantisce una corretta informazione al cittadino sul ciclo dei rifiuti con comitati di garanti al di fuori delle istituzioni.
“Il Parlamento – ha aggiunto Mazzoli – si è già pronunciato su alcuni spunti della proposta legislativa: il Collegato ambientale alla Legge di stabilità 2014 è stato approvato dalla Camera in autunno, sarà discusso in Senato a marzo. Sulla raccolta differenziata, il Collegato spinge sui comuni per raggiungere le percentuali prestabilite, pena l’addizionale del 20% al tributo speciale per il conferimento in discarica. Poi, prevede il compostaggio aerobico domestico, oltre a misure sugli imballaggi con obblighi di comunicazione verso il Conai. Infine, si consente alla Regione di incentivare i Comuni che attuino misure di prevenzione per abbattere i rifiuti. Questo significa che da parte del Parlamento c’è davvero attenzione”.
Mazzoli ha infine ricordato che il Governo ha annunciato un Green Act per il mese di marzo. “Si tratta – ha concluso – di un insieme di misure che spingono sulla crescita economica e occupazionale grazie a interventi che si fondano sulla tutela dell’ambiente. Nei prossimi giorni, discuteremo inoltre in commissione Ambiente un programma nazionale di interventi pubblici, denominato Green New Deal italiano”.
Ercolini, che ha parlato della strategia dei Rifiuti zero e della funzione degli osservatori, si occupa di rifiuti dal 1987 come attivista, poi con gli anni è diventato direttore del Centro di ricerca Rifiuti zero del comune di Capannori (Lucca) e il suo modello ha fatto scuola nel mondo. Il suo progetto che tende all’eliminazione dell’immondizia nel tempo, è stato ripreso da 217 comuni italiani (nel Viterbese vi aderiscono, tra gli altri, Acquapendente, Bassano in Teverina, Oriolo Romano, Corchiano, Capranica e Civita Castellana) per 4.600.000 abitanti e viene applicato anche all’estero. “Protagonisti dei rifiuti zero sono i cittadini che fanno la differenza e la differenziata, grazie alla capillare informazione di una comunità. Rifiuti zero è l’inizio di un percorso di democrazia bottom-up che umanizza le istituzioni e che fa dei rifiuti una risorsa per un nuovo processo produttivo, quindi economica, non uno scarto da smaltire. Dobbiamo uscire dalla civiltà dell’usa e getta che ci rende dei trogloditi”, ha spiegato Ercolini che ha anche rivelato: “L’unica industria che cresce al ritmo del 18% all’anno è quella del riciclo”.
“Rifiuti zero, una sfida concreta”
La proposta di legge al centro di un incontro ad Acquapendente
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