Quirinale, 3 febbraio 2015, ore 10 circa, cerimonia di insediamento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un evento istituzionale dove il bon ton non è d’obbligo, di più. E invece ecco che spunta il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli in jeans. E pashimina colorata, per giunta. Il regolamento del Parlamento, d’altronde, obbliga gli uomini solo alla cravatta e quella in effetti il leghista la indossava. Color verde pallido: orrenda, ma c’era.
Cravatta verdina, quindi, pashimina multicolor, jeans delavé e giacca destrutturata per il lumbard. Un look tutt’altro che consono al luogo e anche al suo incarico. E non per una questione di moda, ma di rispetto. Non si fa. Non è stato da meno il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (Movimento Cinque Stelle) in total blu elettrico. Un pugno in un occhio. Non tutte brillavano per eleganza, ma almeno per sobrietà, invece, le donne presenti alla cerimonia, quasi tutte di nero vestite.
Ma tornando al protagonista indiscusso della giornata, è ovvio che con quell’outfit il senatore bergamasco è stato massacrato a colpi di tweet. I più belli? Eccoli: “La mascotte dei carabinieri a cavallo più elegante di #calderoli”, “Qualcuno dica a #calderoli che la battuta di caccia alla volpe è prevista per le ore 16”, “Calderoli sta all’eleganza come io all’anoressia”, e ancora “Calderoli in jeans e pashmina, sogno che l’arbitro appena insediato estragga il suo primo cartellino rosso”, “Ma chi è lo stilista di #calderoli? Hitchcock?” e infine “Calderoli non perseguibile per le offese al ministro Kyenge andrebbe perseguito per i jeans al Quirinale”.