Tutto fermo. Allo stato dell’arte, al consiglio comunale di domani in cui, fra gli altri, si dovrà anche procedere all’elezione del nuovo presidente dell’assise di Palazzo dei Priori, si va con posizioni ben definite e inconciliabili fra loro. Da una parte, Oltre le mura che continua a rivendicare quell’incarico alle liste civiche; dall’altra, il Pd che ha candidato il capogruppo Francesco Serra e che, almeno per ora, pare intenzionato ad insistere pur consapevole che non ci sono né i numeri né le condizioni politiche per chiudere con successo la partita; dall’altra ancora, il Nuovo centro destra che, per bocca del suo rappresentante Goffredo Taborri, rivendica al suo partito lo scranno più alto di Sala d’Ercole.
Tre posizioni al momento inconciliabili e destinate a non incontrarsi, al pari delle rette parallele che solo nella sofisticata elaborazione di Aldo Moro riuscivano a trovare politicamente un punto di convergenza. Ma attorno ad una vicenda che si va ingarbugliando giorno dopo giorno e che non sembra aver trovato a meno di 48 ore dalla convocazione una quadra soddisfacente, insistono pure alcune subordinate delle quali tener conto. In primis, il tentativo di intervento del sindaco Leonardo Michelini: nei giorni scorsi ha incontrato sia Serra che Maurizio Tofani (capogruppo di Oltre le mura e candidato in pectore per la presidenza). Che cosa sia venuto fuori da questi confronti non è dato sapere. I fatti dicono che la lista civica è rimasta sulle sue posizioni e che lo stesso ha fatto il Pd. Dunque, la mediazione sembrerebbe fallita. In secundis, la richiesta di insediare alla presidenza un esponente delle liste civiche esclude di fatto Taborri che, come egli stesso rivendica, adesso rappresenta un partito che peraltro, a livello nazionale, è alleato dei democrat nel governo e nella complicatissima partita delle riforme istituzionali. Da tutti questi discorsi, evidentemente, restano fuori le opposizioni che non hanno alcun interesse a togliere le castagne dal fuoco a chicchessia e che invece potrebbero rientrare in gioco quando si sarà raggiunto uno straccio di accordo in maggioranza.
Dunque, ricapitolando: manca un candidato condiviso e chi si è candidato non ha i numeri per farcela. E allora che succederà domani in Consiglio? La prima possibilità è che di fronte ad una evidente impossibilità sancita dai numeri, il Pd chieda ufficialmente di rinviare la discussione di quel punto dell’ordine del giorno. Ma si starebbe facendo strada anche un’altra opzione: far mancare il numero legale e rinviare la discussione a tempi migliori. Manovra di basso profilo politico e di scarso respiro. “Non vorrei che si ripetesse – commenta amaramente Marco Ciorba (Oltre le mura) – lo spettacolo indecoroso offerto tempo fa dalla Provincia alle prese sempre con l’elezione del presidente del consiglio. Sarebbe davvero deprimente”.