Come il gioco dell’oca: si torna alla casella di partenza. E allora sullo scranno più alto della Sala d’Ercole forse tornerà a sedersi Filippo Rossi, dimissionario un mesetto fa con il corollario di una serie di dichiarazioni in cui rivendicava libertà di pensiero e (soprattutto) di critica verso la maggioranza che guida la macchina di Palazzo dei Priori e di cui faceva e fa parte in virtù dell’accordo pre-ballottaggio, stipulato con Leonardo Michelini.
Serra? Tofani? Treta? Ripassare al prossimo giro, per favore. Non essendoci stata convergenza su nessuno dei nomi venuti fuori nel corso delle settimane, si dovrebbe tornare al punto di partenza. Ancora Filippo Rossi presidente del Consiglio comunale e maggioranza in salvo. Già, perché una qualunque altra soluzione avrebbe di fatto creato fratture difficilmente componibili e conseguenze anche pesanti sulla tenuta dell’amministrazione. Meglio non rischiare e andare avanti come se nulla fosse accaduto.
Alla quadra hanno lavorato pontieri di tutti gli schieramenti e sull’esito finale non dovrebbero esserci sorprese, anche se il voto segreto può sempre nascondere qualche insidia. In fondo, la soluzione (che dovrebbe essere temporanea) conviene sostanzialmente a tutti, in ambito centrosinistra. A Francesco Serra che non rischia di bruciarsi sull’altare di un incarico, sì prestigioso ma senza reali poteri decisionali sul lavoro della Giunta; al sindaco Michelini che preserva la sua maggioranza senza toccare la squadra; ai civici che possono rivendicare che comunque la presidenza finisce ad un esponente non democrat; allo stesso Pd che, in caso di mancata elezione di Serra, avrebbe subito uno smacco non da poco e che in ogni caso è l’architrave su cui si regge l’amministrazione comunale. Meglio evitare figuracce o rischi di implosione dalla conseguenze tutt’altro che semplici.
Di tutt’altro avviso, evidentemente, le minoranze a cui non parrà vero di poter sparare nuovamente a zero. E in effetti la sintesi a cui si è pervenuti assomiglia parecchio ad un “pasticciaccio brutto” di gaddiana memoria. Il problema però è che l’ex presidente non sarebbe convinto di tornare, anche e soprattutto perché andrebbe a contraddire quello che affermò un mese in occasione delle dimissioni. Forse il tempo trascorso ha portato consiglio e fatto maturare convincimenti differenti? Intanto dovrà spiegarlo ed essere convincente perché di questa telenovela i viterbesi tutti ne hanno abbastanza piene le tasche. La situazione è in continua evoluzione, ma al momento l’ipotesi più probabile è quella del gran rientro di Rossi.
Un gioco dell’oca sulla pelle delle istituzioni con l’uscita della casella “torna alla base”. O anche un quizzone alla Mike Bongiorno in cui non si lascia, anzi si raddoppia.