In questi ultimi anni le statistiche rivelano che sempre più donne si rivolgono ai centri antiviolenza. Finalmente davanti violenza e maltrattamenti le donne escono allo scoperto, parlano e sperano per una vita migliore. Tutto questo è stato possibile grazie alla nascita dei Centri Antiviolenza creati da gruppi di donne che attraverso i loro vissuti si sono formate e professionalizzate per sostenere altre donne vittime di abusi. Più centri ci sono sul territorio, più aumenta la presa di consapevolezza che la violenza c’è, specialmente all’interno della famiglia e maggiore sarà la possibilità di liberarsi dall’oppressione.
Grazie ad un lavoro ventennale, che è riuscito ad arrivare anche ai media, le donne hanno iniziato a pensare che la violenza su di loro non sia una cosa legittima. La visione della donna subalterna all’uomo da sempre considerata normale: traballa. Pensiamo alla famosa costola, alla convinzione che è meglio sottomettersi, nel senso, e qui si vuole indorare la pillola, che il gentil sesso sarebbe la base e il perno su cui l’uomo vive e costruisce la famiglia. Ma per sostenere l’uomo bisogna proprio stargli sotto? Non si può sostenere stando di lato? Non si può condividere, crescendo a vicenda?
Agli inizi del Novecento ancora gli uomini scrivevano di noi donne. La politica, come la cultura sono state da sempre nelle loro mani. Non avendo la voglia e forse il coraggio di capire o chiedere alla donna chi mai fosse, si pubblicavano libri come, per esempio, Sull’infermità mentale della donna di Paul Julius Moebius. Lo scienziato e neurologo tedesco affermava che c’erano differenze scientifiche organiche e biologiche che stavano alla base della differenza tra uomo e donna. Se al mondo fossero esistite solo le donne questo non si sarebbe mai evoluto perché la donna è simile alla bestia.
La donna è stata sempre classificata come umorale, istintiva mentre l’uomo è razionale e padrone di sé. Quindi, da questo ragionamento, dovrebbe essere la donna a compiere delitti, guerre e reati. Solo il cinque per cento della popolazione carceraria è composta da donne. Invece, una donna ogni due giorni viene uccisa per mano di un uomo.
Purtroppo che la donna sia proprietà dell’uomo è una sottile convinzione che ci viene tramandata da millenni. Le leggi poi, ricordiamo il codice Rocco introdotto negli anni del Fascismo, lo ha reso legittimo. Prima si è proprietà del padre poi: “ Chi dà questa donna in sposa?” viene chiesto durante il rito del matrimonio e il marito risponde” Io prendo te come mia legittima sposa”. Le parole pesano. E non a caso dare e prendere sono termini che non ammettono nessuna possibilità di replica per l’oggetto scambiato. Sarebbe bello abolire questi obsoleti modelli e costruirne di nuovi mettendo al centro la libertà del poter scegliere il proprio compagno/a e per la propria vita.
Ancora oggi la donna che sta a cosa con i figli “non fa niente” e questo ragionamento è radicato nelle stesse mamme. Ma se gli si chiede di quantificare in moneta il lavoro di chi lava, stira, pulisce eva a fare la spesa allora, frastornate, capiscono che avrebbero diritto a una paga molto maggiore di quella portata a casa dal marito.
Cambiando il diritto di famiglia (1975) le donne hanno avuto la possibilità di separarsi, lavorare e mantenersi da sole. A queste legittime rivendicazioni molti uomini hanno reagito con l’annientamento dell’altra parte, la donna, non più soggiogabile. La capacità di rimodellare un comportamento stereotipato e radicato vecchio di secoli porta, nel peggiore dei casi, all’uccisione o, una via di mezzo, al controllo invasivo della vita della ex compagna attraverso i suoi cari e i suoi figli.
Il patriarcato è caduto, è affondato e ora la donna cerca la stessa dignità e parità dell’uomo. Sembra quasi che se non ci sono vittime l’uomo non può essere più classificato come tale. La forza contro la debolezza. Non sono forse questi gli stereotipi dei due sessi? È incredibile come alcuni addossino la colpa della nuova libertà che hanno le donne per trovare un colpevole alla crisi della famiglia borghese.
La crisi degli uomini e dei padri nasce da loro stessi. Si tratta di uno svelamento storico che proviene dalle analisi delle loro stesse azioni, a cui le donne non hanno nemmeno partecipato. È preferibile non mettersi in discussione e cercare un nemico esterno piuttosto che decostruire le proprie fallaci convinzioni.
Lo sportello di Acri cultura lesbica lavora a stretto contatto con i centri antiviolenza. L’omosessualità femminile a Viterbo e provincia si sconfigge a suon di schiaffi e pugni. Dopo una scarica di botte si ritorna eterosessuali e ti fai piacere anche gli uomini. Te ne sposi uno e tiri un sospiro di sollievo. Peccato che poi di vita ce ne hai solo una e verso i quaranta anni capisci che le persone che ti stanno intorno non conoscono veramente chi sei e quello di cui hai bisogno. Vai avanti a tranquillanti e fai finta che un’altra alternativa non esiste. Esiste. Insieme, facendo rete, scendendo in piazza, creando solidarietà si può essere sé stessi.
One bilion rising è un evento mondiale che porta alla rivoluzione di un mondo e una mentalità oramai in cancrena. Le donne si devono unire e condividere la loro forza oltre che le proprie paure. Noi ci saremo, sabato 21 marzo in piazza del Comune a Viterbo.
Ricordiamo, inoltre, che l’associazione Erinna lavora ogni giorno contro la violenza sulle donne. Ricordiamo i che finanziamenti servono. E che se chiude una casa rifugio verrà fatto un passo indietro. Ricordiamo, sempre, che la politica, i soldi, li danno ancora gli uomini. Che fosse, questo, un astuto modo per far capire alle donne quale è il loro ruolo? Devono stare sotto, non sopra e nemmeno al lato, sotto perché è l’uomo che mantiene, ordina e dà vita.