Trentatre firme di altrettanti parlamentari. Le prime, quelle dei due deputati del Partito democratico espressi dalla provincia di Viterbo, Alessandro Mazzoli e Alessandra Terrosi. Destinatario: il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina. Oggetto della missiva: rivedere il provvedimento firmato dal Consiglio dei ministri il 23 gennaio scorso sull’Imu agricola. E in particolare i criteri di esenzione dal pagamento di questa tassa, che così come sono stati formulati hanno sollevato le proteste di praticamente tutte le associazioni di agricoltori italiane. Che martedì scorso hanno manifestato nelle piazze italiane (anche a Viterbo, dove hanno ottenuto l’impegno del prefetto a riportare le loro ragioni presso il Governo) e che in molti casi hanno già annunciato che non pagheranno la quota.
I deputati viterbesi Mazzoli e Terrosi si erano già attivati per tempo, con interrogazioni e una risoluzione, in Parlamento, coagulando intorno a loro i colleghi che pure rappresentato le zone di tutta Italia penalizzate dal provvedimento.
I parlamentari, pur riconoscendo che il decreto del Governo abbia rappresentato “un notevole passo avanti rispetto al passato, perché esente oltre 3mila Comuni dal pagamento dell’Imu rispetto agli appena 1400 esentati secondo il precedente criterio delle fasce altimetriche”, chiedono al ministro di ridisegnare l’elenco dei Comuni. Perché si dimentica di quelle zone ex disagiate o parzialmente svantaggiate, a prescindere dall’altitudine a cui sono situtate. “Zone dove l’agricoltura rappresenta
ancora un settore in difficoltà – scrivono nella lettera a Martina – sebbene sia fondamentale per la tenuta sociale, economica e idreogeologica di intere aree del nostro Paese”. La lettera si chiude con la richiesta di un confronto sul tema tra i rappresentanti del territorio e lo stesso ministro.
“Mi auguro – ha detto Alessandra Terrosi – che nel provvedimento in esame possano essere individuate delle azioni miglioratrici, innanzi tutto dilazionando ancora una volta la data di pagamento per il 2014. E che per il 2015 si possa approdare ad una soluzione diversa, più equa e maggiormente condivisa”. Non resta che aspettare la risposta del ministro.